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Sovraffollamento dei pronto soccorso: la proposta degli infermieri al Ministro Grillo

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Pronto soccorso che scoppiano e un SSN sull'orlo del baratro
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Il sistema sanitario nazionale sta implodendo sulle sue contraddizioni. E’ ormai  necessario e urgente una radicale inversione di marcia

La punta di iceberg che è rappresentata dall’annoso e mai risolto problema dei pronto soccorso che scoppiano non è che la diretta conseguenza di un sistema salute inefficiente, inefficace e che ormai non è in grado di dare risposte concrete ai bisogni di salute dei cittadini i quali si riversano in massa sull’ultimo baluardo ancora in piedi in uno scenario critico: i pronto soccorso.

Fare un analisi dell’abbandono dei territori, delle carenze strutturali della rete ospedaliera e dell’incuria diffusa da nord a sud è come sparare sulla croce rossa.

Per questo motivo diventa irrinunciabile mettere ai primi posti dell’agenda politica (ma anche di qualsiasi altro governo si trovasse oggi a governare il paese) trovare soluzioni concrete a questo degrado inarrestabile, partendo appunto da ciò che nei territori non c’è o è stato sistematicamente smantellato: tutto parte da qui! Non a caso la 833/78 già allora metteva l’accento su queste tematiche ed a distanza di ormai 40 anni, mi chiedo, cosa è stato fatto?

Quello che doveva cambiare e che era nello spirito della 833/78 era la visione; l’idea di passare dal curare le malattie al prendersi cura dei cittadini e dei loro problemi di salute fin da prima che divenisse malattia. Ma purtroppo festeggiando i 40 anni del SSN possiamo affermare che da questo punto di vista nulla o quasi è stato fatto.

Noi infermieri lo stiamo ormai dicendo da anni, abbiamo dato la nostra disponibilità. Stiamo reggendo in piedi quel poco che ancora resta del SSN. La stessa ministra Grillo nelle sue visite nei nosocomi non fa altro che dire di trovare infermieri, medici e operatori socio sanitari insieme agli altri professionisti della salute, molto preparati e disponibili, ma che lavorano in condizioni disumane.

Questa è la parola chiave “disumane” e se lo sono per chi lavora, figuriamoci per i cittadini: di questo dobbiamo renderci conto una volta per tutte!

Ed allora ci permettiamo ancora una volta di suggerire, se non di chiedere ad alta voce, un intervento serio concreto ed incontrovertibile.

Iniziamo a parlare di staffing perchè questo è un problema pregnante. Iniziamo a dire che serve una legge nazionale che stabilisca una volta per tutte la “dotazione organica minima”. Uno staffing necessario a garantire quel rapporto di 1 a 6 tra infermieri e pazienti assistiti che è lo standard ottimale che ci suggeriscono gli studi internazionali (RN4CAST) ricordando anche che gli stessi studi affermano che ogni variazione in aumento di questo rapporto produce un aumento di errori ed espone i pazienti a maggiore rischio clinico ed anche a morte; questo non lo possiamo più ignorare.

Iniziamo a dire che serve una legge nazionale che stabilisca un obbligo per tutte le regioni di implementare il modello delle case della salute ed un modello di prossimità al territorio delle stesse, che stabilisca quali siano i servizi minimi essenziali che queste debbano necessariamente garantire e che includano almeno:

  • servizi di continuità assistenziale ospedale territorio;
  • servizi di primo soccorso per trattare le patologie più semplici che oggi intasano i nostri P.S. (medicina,piccola traumatologia,pediatria) aperti h 24 e nei festivi;
  • accessibilità ai cittadini di quel territorio (le case della salute devono essere in ogni paese, in ogni quartiere delle grandi città, devono in definitiva essere facilmente raggiungibili e portare la salute vicino dove i cittadini vivono altrimenti resta tutto inutile);
  • servizi di analisi epidemiologica e di progettazione di interventi preventivi di politica sanitaria per quel ristretto territorio che dovranno gestire il coinvolgimento della popolazione nella prevenzione e ad adottare stili di vita adeguati ed ad analizzare i fattori ambientali scatenanti;
  • rete socio sanitaria;
  • infermiere di famiglia;
  • cabina di regia tra tutti i professionisti sanitari coinvolti al fine di armonizzare gli interventi e di plasmarli alle esigenze del territorio.

Tutto questo si tradurrebbe in un breve/medio termine in una inversione di tendenza che tenderebbe a rivitalizzare il SSN; rendendolo armonico con le nuove e mutate esigenze di salute che stanno già accadendo, ma che nei prossimi anni si delineano come una sfida epocale per il nostro SSN.

Caro Ministro Grillo non so se mai leggerà questo articolo, ma ormai è giunto il momento di agire. Il baratro per il nostro SSN è lì davanti agli occhi di tutti noi che ancora riusciamo a costo di indicibili sacrifici (come Lei stessa ha più volte affermato di aver toccato con mano), a mantenerlo in piedi. Di una cosa siamo certi: così non potrà durare a lungo!

Rischiamo di buttare alle ortiche tanti dei nostri sacrifici, tante delle nostre competenze, tante delle nostre eccellenze e soprattutto di disattendere quel magnifico art. 32 della nostra Costituzione.

Capisco che non si possa fare tutto dall’oggi al domani, ma è altrettanto vero che bisogna iniziare a farlo presto. Tra le priorità immettere professionisti nel SSN, presto ed in dose massiccia. Cosi stiamo facendo male ai nostri cittadini ed ai nostri professionisti. Bisogna superare al più presto l’umiliante situazione del lavoro in affitto per i nostri giovani professionisti perchè solo così potremo coinvolgerli in un cambiamento, ed evitare che i nostri ospedali siano fabbriche e non luoghi di cura. Dobbiamo ricostruire e far funzionare una rete di salute sul territorio che porti la salute a casa dei cittadini.

Per fare tutto ciò c’è bisogno degli infermieri, delle loro competenze, della loro infungibilità e della loro abilità.

Noi ci siamo e Lei Ministro ha con noi il dovere morale di risollevare questo nostro paese.

Ha la fortuna di avere su questo l’appoggio e la collaborazione della più numerosa delle professioni sanitarie, una professione che propone, progetta, implementa nonostante sia pressoché invisibile agli occhi della politica. Una professione che sta suggerendo le vie di uscita ed i percorsi da intraprendere.

Una professione che ha bisogno solo di essere ascoltata. Bene allora: facciamolo senza indugi una volta per tutte.

 

Angelo De Angelis

 

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