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Sistema sanitario nazionale: numeri e motivi di una crisi

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Bari, lavoratori e utenti dei centri diurni manifesteranno il 27 aprile per difendere occupazione e diritto alla salute
ATT. PEREGO E CATTANEO - OSPEDALE NIGUARDA REPARTO DI CARDIOCHIRURGIA MEDICI PAZIENTI INFERMIERI RIANIMAZIONE SANITA' - Fotografo: FOTOGRAMMA DEL PUPPO - scolamiero - fotografo: internet
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Riprendiamo un’inchiesta a firma di Milena Gabanelli e Simona Ravizza, pubblicata sul Corriere della Sera.

La nostra politica lo ha creato e la politica rischia di distruggerlo. Parliamo del nostro Sistema sanitario, considerato uno dei migliori al mondo. Per capire cosa sta succedendo guardiamo dentro una regione modello, l’Emilia Romagna, e l’ospedale che più d’ogni altro intreccia la sua storia con lo sviluppo dell’ortopedia in Italia, fino a diventare di fama mondiale: il Rizzoli di Bologna. Oggi quello che funziona si chiude. L’attività chirurgica crolla. I tempi di attesa aumentano. I medici di fama se ne vanno.

I numeri della crisi e i documenti riservati
Vediamo i dati: nel 2015 -2%; 2016 -8%, 2017 -10% dei ricoveri. Il triplo sia rispetto agli altri pubblici di Bologna (-2,7%) sia rispetto agli altri ospedali dell’Emilia (-2,9%). Diminuisce anche il numero di interventi chirurgici: nel 2017 -403 rispetto al 2016. Crolla l’attività, ma i tempi di attesa si allungano. In un documento riservato del 4 giugno 2018 si ammette: «La tempestività dei nostri interventi di protesi d’anca è nettamente peggiorata, siamo scesi al 65% erogato in 180 giorni». Vuol dire che solo 6 operazioni chirurgiche su 10 vengono garantite entro 6 mesi. Per tentare di risolvere i problemi il 24 luglio 2017 viene nominato un ingegnere gestionale al costo di 40mila euro per un anno. Il suo compito: l’analisi dei processi di sala operatoria per migliorare le performance. Non ci riesce, visto che il 12 marzo 2018 in un altro documento riservato si dice: «Stiamo continuando a verificare una progressiva riduzione di produzione chirurgica».

Le scelte contestate
Ma il declino di un ospedale che ha fatto la storia della medicina ortopedica non avviene per caso. Il 16 febbraio 2016 è interrotta l’attività dell’ambulatorio di chirurgia della mano, con proteste al ministero della Salute dei 249 pazienti in attesa di un intervento. Due mesi dopo viene siglato un accordo con il Policlinico di Modena che invia lì i suoi specialisti e a metà dicembre 2016 viene stipulato un altro contratto libero professionale. Il servizio offerto ai pazienti peggiora, i costi raddoppiano. Lo scorso febbraio il Corriere denuncia le visite beffa: la storia del medico competente, ma senza contratto, che supervisiona le visite e l’altro, non esperto ma assunto, che firma i referti fa il giro d’Italia.
Finisce in Procura la decisione di «riordino» della Radiologia interventistica e angiografica. Il 30 giugno 2016 viene soppressa per istituire un Centro specialistico di radiologia interventistica — in pratica cambia nome — e a sorpresa viene spostato il medico che la guida: Giuseppe Rossi. Nel verbale della riunione in cui il direttore sanitario Luca Bianciardi pone la questione viene scritto: «Il collegio di direzione approva». Il collegio non aveva approvato nulla, tant’è che il 24 maggio 2017 viene presentato un esposto in Procura per falso ideologico e abuso di potere. Il processo è in corso.

I primari di fama che vanno in pensione sono reclutati dal privato
Dallo scorso settembre Stefano Boriani, specialista di chiara fama e alla guida del reparto di Chirurgia Oncologia vertebrale del Rizzoli, prossimo alla pensione, è accolto con contratto libero professionale dall’ospedale privato Galeazzi di Milano, che dichiara: «Siamo diventati un’eccellenza europea nei tumori colonna». Il Rizzoli ha preferito rottamarlo, invece di tenersi la sua ventennale esperienza a fare scuola. Se ne è andato nel privato anche Maurilio Marcacci, una delle colonne portanti del Rizzoli e oggi responsabile del Centro per la ricostruzione articolare del ginocchio dell’Humanitas di Milano. Tra i suoi pazienti Roberto Baggio.

Il contesto politico
L’emorragia inizia in questo contesto politico: a fine dicembre 2014 viene nominato il nuovo governatore Stefano Bonaccini, che a gennaio 2015 indica il responsabile politico della Sanità: l’assessore Sergio Venturi. A marzo l’assessore sceglie il direttore generale Francesco Ripa di Meana, che tre settimane dopo incarica, in condivisione con l’assessore o su imposizione, il direttore sanitario Luca Bianciardi. Da quel momento è lui a muovere le fila dell’ospedale. Dopo accuse, proteste e denunce, tre settimane fa Luca Bianciardi viene infine sostituito. Sotto la sua gestione il Rizzoli perde quasi il 20% dei ricoveri.

I criteri di nomina
E la storia si ripete all’ospedale Bellaria di Bologna, diventato uno dei migliori ospedali neurologici italiani grazie al professor Fabio Calbucci e dalla sua équipe. Anche lui, raggiunta l’età della pensione, non viene trattenuto nel pubblico a divulgare la sua conoscenza, ma immediatamente accolto dal gruppo privato Villa Maria, che oggi attrae pazienti neurologici da tutta Italia. Il suo aiuto, nonostante i meriti acquisiti sul campo, non viene valorizzato. La politica fa altre scelte e Antonio Fioravanti cambia ospedale: da agosto sarà primario a Cremona. Faceva 300 interventi l’anno, ma non risulta sia stato sostituito. Oggi il Bellaria sta perdendo il 20% dei ricoveri. L’Emilia Romagna, dove la sanità pubblica ha sempre mantenuto il primato sulla qualità del servizio, si sta via via svuotando. A beneficiarne è il privato. Nell’ultimo anno solo a Bologna si registra una crescita di ricoveri del 9%, nel resto della Regione del 5%. La clinica privata ortopedica Villa Laura, dove stanno confluendo numerosi ortopedici del Rizzoli, aumenta i ricoveri del 14%. E Villa Erbosa registra un più 12,5%.

Cosa succede quando la politica vince sulla competenza
Cade anche l’ultimo «modello», sotto i colpi della politica che invade tutti i campi delle nomine. Questo avviene in tutte le regioni, con ricadute pericolose. Da una parte spiana la strada agli imprenditori privati della sanità, che normalmente sono più attratti dagli interventi ben remunerati. Dall’altra, quando il reclutamento di manager ospedalieri e primari avviene su spinta politica, al potere possono arrivare anche direttori sanitari collusi con la ‘ndrangheta (è il caso di Carlo Antonio Chiriaco a Pavia, condannato a 12 anni il 30 aprile 2015) o amministratori che portano ad una gestione organizzativa fallimentare (come emerge dai recenti fatti di cronaca del Molise, dove è morto un 47enne per aneurisma). Insomma una «distorsione istituzionale» — come è stata definita dal gup di Matera Angela Rosa Nettis — che porta alla manipolazione di concorsi e a raccomandazioni. Con queste accuse in Basilicata è appena finito agli arresti il governatore Marcello Pittella.

Fonte: www.corriere.it

 

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