Gentile Direttore di Nurse Times,
ancora una volta ci troviamo a dovere intervenire su prese di posizione che francamente appaiono, nella migliore delle ipotesi, anacronistiche riguardo a progetti di riorganizzazione del sistema 118 in specifici territori.
Per quanto concerne la Toscana, nell’ultimo periodo, si sono susseguiti numerosi articoli di stampa riguardanti la variazione di assetto operativo nella Val d’Elsa.
Non è nostra intenzione entrare sulle motivazioni di tale riorganizzazione ma ci preme sottolineare, come società rappresentativa di moltissimi infermieri di emergenza territoriale in buona parte del Paese, alcuni punti cardine della discussione:
Non è possibile che ogni qualvolta si parli di implementazione di mezzi infermieristici in un dato territorio vi sia, da parte di taluni soggetti, una definizione di “declassamento” rispetto al modello medicalizzato già esistente.
Diciamo questo non perché non vi sia una ovvia diversità del livello di assistenza erogato dai due modelli ma perché, nel 2021, nessun punto di emergenza territoriale può essere ancora visto ed inteso al di fuori di una RETE che offra, attraverso un attento posizionamento dei mezzi e dei professionisti sul territorio, livelli assistenziali diversificati.
Intendere, ancora oggi, il sistema di emergenza solo come un’ambulanza con il medico a bordo posta il più vicino possibile a casa è da intendersi, oltre che insostenibile da ogni punto di vista, come un inutile salto nel passato.
Il mezzo infermieristico è ormai un cardine del sistema di emergenza territoriale, così come peraltro pensato e stabilito in numerosi atti della Regione Toscana e delle varie aziende sanitarie. Non può non lasciare perplessi il fatto che anche esponenti appartenenti al partito dell’attuale maggioranza di governo regionale paiano non essersi accorti di quanto su questo aspetto, negli ultimi venti anni e più, il mondo sia cambiato e che questi si lascino andare a difese di uno status quo che proprio gli atti sottoscritti dal governo regionale vanno nella direzione di cambiare.
Pare davvero poco rispettoso nei confronti della categoria professionale infermieristica, che poi si va a ringraziare a parole, continuare ad associare più o meno esplicitamente l’apertura di mezzi infermieristici ad una sorta di “peggioramento” del servizio.
In relazione a questa, che riteniamo una brutta ed inopportuna abitudine, riterremmo auspicabile che si iniziasse a parlare citando i dati che, per quanto ci è dato di conoscere dal nostro modesto osservatorio, dimostrano l’esatto contrario di quanto si va troppo spesso e con troppa leggerezza ad affermare.
Proponiamo che la regione Toscana, così come auspicabilmente tutte le altre, rendano fruibili i dati grezzi riguardanti l’attività del sistema di emergenza territoriale, questo al fine di permettere a soggetti come SIIET, o altre società ad estrazione scientifica, di fare ricerca attraverso di essi per misurare l’outcome sui pazienti soccorsi, indicatore del funzionamento di sistema ben più interessante rispetto al “chi soccorre”, che al giorno d’oggi significa ben poco.
In relazione a quanto sopra sarà nostra cura promuovere quanto prima un evento, in Toscana, nel quale sia discussa questa tematica con tutti gli attori coinvolti e con i rappresentanti dei cittadini e pubblicare un position paper riguardante la vision della nostra società, che al momento vede gruppi nutriti di colleghi ed è rappresentata in quindici regioni, sulla figura dell’infermiere di emergenza territoriale e sull’organizzazione di sistema.
Comitato Direttivo Nazionale SIIET
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