Dalla Fnopi una serie di considerazioni sul tema dell’allattamento sul posto di lavoro.
Nella prima settimana di ottobre si è celebrata anche quest’anno la Settimana dell’allattamento. Il tema, come ogni anno, è definito a livello internazionale dalla World Alliance Breastfeeding Action (WABA). Quello del 2023 è “Allattamento e lavoro: tutelare entrambi fa la differenza per le famiglie”.
Il posto di lavoro è una grande sfida per le madri che rischiano di non iniziare l’allattamento o interromperlo prima di quanto raccomandato. In Italia, dall’analisi dei dati del Certificato di assistenza al parto del 2022 (CeDAP), risulta che il 58,6% delle madri lavora, il 24,7% sono casalinghe e il 14,5% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. Il 50,4% delle donne straniere sono casalinghe.
Le donne hanno necessità di adeguato supporto e di un tempo di almeno tre mesi prima del ritorno al lavoro dopo la nascita del loro bambino. Le madri che rientrano al lavoro prima dei tre mesi, risulta abbiano una durata dell’allattamento inferiore a coloro che rientrano dopo i tre mesi di vita del bambino.
Gli studi dimostrano che il sostegno emotivo e pratico offerto dai padri alle madri, partecipando alla cura dei figli e della casa, contribuisce al successo dell’allattamento. In tal senso la legislazione in Italia, oltre al periodo obbligatorio di astensione dal lavoro dopo il parto per la madre, prevede anche un periodo di congedo parentale per il padre, utile a favorire la genitorialità.
I posti di lavoro devono offrire alcuni servizi alle madri per essere considerati baby friendly workplaces, come ad esempio avere diritto a permessi, sostegno sul posto di lavoro e spazi idonei per allattare e spremere e conservare il latte. Questi sono i Baby Pit Stop, iniziativa promossa dall’Unicef, che prevede punti sosta dove le madri possono nutrire il loro bambino, cambiarlo e accudirlo.
Basta poco per fare un Baby Pit Stop in un posto di lavoro: una sedia o poltroncina confortevole, una superficie idonea per il cambio del pannolino, materiale educativo, eventuale angolo gioco per i bambini, come ad esempio ha fatto l’Università di Bologna.
L’adozione da parte dei luoghi di lavoro di pratiche che sostengano l’allattamento, favoriscono una durata maggiore dell’allattamento con conseguenti benefici per la salute dei bambini, ridotte assenze con vantaggi anche per i datori di lavoro.
“Questo tema, come professioni infermieristiche, ci tocca in modo particolare, innanzitutto come responsabilità professionale verso le madri e i loro bambini, ai fini del supporto, promozione e protezione dell’allattamento – dichiara la Commissione d’Albo nazionale infermieri pediatrici -. Gli infermieri hanno opportunità di esplicare tali responsabilità, in particolare di natura educativa, in accordo con i profili professionali dell’infermiere e dell’infer,miere pediatrico, e nell’ottica del principio di umanizzazione delle cure con i neo-genitori sia all’interno dei percorsi materno infantili che in altri contesti di cura dove accogliere le eventuali aspettative dei genitori rispetto al rientro al lavoro e proporre i necessari contenuti educativi”.
Il rientro al lavoro per le madri può essere una preoccupazione importante, che può portare a interruzione anticipata dell’allattamento o, viceversa, a un rientro ritardato nel posto di lavoro rispetto a quanto desiderato o pianificato dalla madre stessa. Altresì si possono proporre strategie specifiche per mantenere l’offerta di latte materno, garantire l’alimentazione del bambino con il suo latte anche in sua assenza e proseguire l’allattamento al rientro a casa.
Mantenere l’allattamento potrà così essere gratificante sia per la mamma che per il bambino, come un momento di “ritrovarsi” nonostante le ore di separazione. In questa cornice la condivisione e il supporto paterno, o anche di altri soggetti intra o extra-familiare, possono rendere il rientro al lavoro praticabile e sostenibile.
Il tema tocca i professionisti infermieri in qualità della loro funzione dirigenziale nelle realtà sanitarie in Italia, affinché individuino le azioni e i servizi da porre in essere per promuovere e proteggere l’allattamento nei luoghi di lavoro, anche considerando la gestione della turnazione e dei ritmi di lavoro.
“Infine – prosegue la Commissione – il tema dell’allattamento e lavoro tocca i professionisti infermieri per le scelte di salute che li riguardano in prima persona, a cominciare dal proseguire l’allattamento nonostante il rientro al lavoro, anche dopo l’anno di vita, quando riprende in genere il lavoro su turni”.
A livello nazionale il Movimento Allattamento Materno Italiano ha messo a disposizione i materiali di approfondimento e di divulgazione da poter utilizzare sul tema dell’allattamento e lavoro (MAMI), e ha pubblicizzato le diverse iniziative a riguardo che si sono svolte sul nostro territorio nazionale durante la settimana.
Redazione Nurse Times
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