Appalti truccati, sfruttamento dei lavoratori inquadrati come volontari costretti a turni di lavoro massacranti (per oltre 12 ore continuative e senza pause), spesso non avevano altra scelta se non quella di mangiare o dormire, quando possibile, all’interno della cabina sanitaria dell’ambulanza che sarebbe dovuta rimanere sterile.
Nel servizio andato in onda ieri a Report su Rai3, emergono anche altri particolari: turni pagati a nero agli infermieri (volontari) provenienti dalle strutture sanitarie pubbliche che prestavano servizio nelle ambulanze. Compensi che arrivavano fino a 140 euro a turno, giustificati come rimborso spesa. Una pratica ormai consolidata.
Appalti ottenuti anche a scapito della sicurezza delle persone trasportare in ambulanza, con i mezzi quasi mai sanificati anche nel pieno della pandemia tra un trasporto e l’altro, con dipendenti remunerati con stipendi molto inferiori ai minimi salariali previsti dal contratto collettivo nazionale costringendo, di fatto, i propri lavoratori a prestare anche attività come volontari, traendone un enorme vantaggio concorrenziale. I bassi prezzi erano ottenuti dallo sfruttamento dei lavoratori e dal numero dei mezzi impiegati che era sensibilmente inferiore a quello previsto da contratto.
Se ciò non fosse sufficiente erano anche costretti ad effettuare trasporti che esulavano dal loro impiego (ad esempio trasporto di un motore all’interno dell’ambulanza). In tal modo il servizio veniva espletato, nel pieno della pandemia in corso, in condizioni igienicamente precarie e pregiudizievoli per la salute degli ammalati, in spregio alle più elementari norme sanitarie imposte dalla normativa anti Covid-19.
La First Aid One Italia, con sede legale a Pesaro e sede operativa a Bollate (Milano) affidataria di appalti pubblici per il servizio ambulanze in tutta Italia è stata posta sotto sequestro dalla Gdf di Pavia, è stata sequestrata ad ottobre nell’ambito di indagini per i reati di caporalato e appalti truccati per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro. Peccato però che i bassi prezzi erano ottenuti dallo sfruttamento dei lavoratori e dal numero dei mezzi impiegati che era sensibilmente inferiore a quello previsto da contratto.
Il provvedimento, spiega la Gdf, rappresenta la naturale prosecuzione di un’indagine che, già; nel marzo scorso aveva portato all’arresto di 4 persone, tra le quali anche l’allora direttore generale di Asst Pavia, e a perquisizioni e sequestri di apparati informatici in diverse aree geografiche del Paese (Lombardia, Marche, Lazio e Sicilia), per i reati di turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture”.
Le indagini hanno portato al sequestro di beni per un importo di circa 200mila euro, tra cui disponibilità finanziarie, fabbricati, terreni ed autoveicoli.
Dalle videoriprese effettuate in alcune ambulanze è risultato che venivano raramente eseguite le sanificazioni prescritte dopo il trasporto di ogni paziente soprattutto in tempo di pandemia: “in una delle ambulanze monitorate, in 20 giorni di lavoro con trasporto di 92 pazienti è stata sanificata solo in 4 occasioni mentre un’altra, in 9 giorni di servizio ed 86 pazienti trasportati, è stata sanificata un’unica volta”.
Le indagini svolte dai militari della Guardia di Finanza del Gruppo di Pavia e della Compagnia di Vigevano, che hanno portato al sequestro della cooperativa, hanno permesso di individuare diverse gare d’appalto per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza in diverse parti del territorio nazionale (Pavia, Roma, Milano, Perugia, Ancona e Pescara): gare vinte da questa cooperativa, che però, secondo quanto è emerso dall’inchiesta, sono risultate turbate e per le quali sono state riscontrate diverse frodi nell’esecuzione del servizio pubblico.
“In primo luogo – si legge nel comunicato delle Fiamme Gialle pavesi -, la cooperativa agiva tramite prestanomi, al fine di occultare la costante presenza ed effettiva direzione aziendale da parte di uno degli indagati già condannato in via definitiva nel 2017 per turbata libertà degli incanti, ed aveva escogitato un metodo infallibile per aggiudicarsi tutti gli appalti a cui partecipava: proporre prezzi talmente bassi che talvolta superavano il limite della anti-economicità e assicurare, solo formalmente, una folta flotta di mezzi. Naturalmente, l’esiguo numero di mezzi sanitari presenti sul territorio comprometteva l’efficienza dei soccorsi a disposizione della collettività. Inevitabili i disservizi conseguenti – continua il comunicato della Guardia di Finanza -. Infatti, già dai primi mesi di operato, la qualità del servizio richiesto dall’appalto era molto al di sotto di quanto pattuito, creando numerose e continue inefficienze unite a sensibili ritardi e mancate prestazioni sanitarie, spesso confermate anche dalle segnalazioni pervenute dai pazienti trasportati e dai medici in servizio presso i presidi ospedalieri”.
Redazione NurseTimes
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