Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico sulla Sentenza della I sez. lavoro del Tribunale di Roma contro la Fondazione Gemelli
“ABBIAMO FATTO LA STORIA”
Sentenza della I sez. lavoro del Tribunale di Roma contro la Fondazione Gemelli. Riconosciuto il demansionamento infermieristico, ma soprattutto un cospicuo risarcimento danni.
Con la sentenza del Tribunale di Roma, I sez. Lavoro, 11 luglio 2019 n. 6954, è stato finalmente riconosciuto il dimensionamento infermieristico con un ingente risarcimento danni, una vittoria tutta dell’AADI nella persona del suo Presidente, il Prof. Mauro Di Fresco, ideatore e promotore da anni della tesi sul demansionamento dei professionisti infermieri.
Il Prof. Di Fresco, con l’assistenza dell’avv. Italo Crispino è riuscito a dimostrare la tesi dallo stesso sviluppata nel corso degli ultimi 20 anni e più volte esternata in molti convegni, tavole rotonde, incontri, tesi sempre osteggiata dai dirigenti FNOPI e dai vari Dirigenti aziendali, tra i quali, l’attuale Dirigente delle Professioni Sanitarie del Policlinico Gemelli Maurizio Zega, oggi soccombente.
Ebbene cari colleghi infermieri, finalmente oggi diamo a “Cesare ciò che è di Cesare” e restituiamo finalmente dignità ad una professione che per troppi anni è stata massacrata ed osteggiata, in primis, dalla nostra stessa Dirigenza che non ha mai creduto alle tesi che i “fenomeni dell’infermieristica” definivano “strampalate” di un modesto ma indefesso professionista, il Prof. Mauro Di Fresco e poi dalle Direzioni Generali di tutte quelle aziende ospedaliere che, supportate dalle rassicurazioni della FNOPI e dei Dirigenti infermieristici a loro sodali, sfruttavano gli infermieri per attività al limite dell’offensivo e dell’indecoroso (giro letti, padelle, pappagalli, cure igieniche, chiusura rot, pulizia degli strumentari, delle sale operatorie, dei device, etc.).
Abbiamo scritto decine di articoli sulla questione infermieristica e sulla deplorevole situazione con la quale tutti noi siamo costretti a convivere, abbiamo diffidato, denunciato, segnalato, fatto incontri, ecm, congressi e quant’altro, sempre con l’intento di risvegliare gli animi sopiti e di insinuare negli infermieri quel minimo di dignità necessaria al riscatto della professione, ma grazie alle connivenze di dirigenti “yes man” che facevano da longa manus delle scriteriate scelta del “sistema” ogni volta ci ritrovavamo al punto di partenza, ma non ci siamo mai dati per vinti ed abbiamo sempre tenuto duro fino alla vittoria finale.
Voi direte, beh ma in fin dei conti il demansionamento è stato più volte confermato da molteplici sentenze di Cassazione anche riguardo agli infermieri, pensiamo alle sentenze di Cagliari, di Brindisi e di altre città italiane è, vero, ma c’è una differenza non proprio marginale, tutte quelle sentenze hanno sì confermato che sussistevano in molte circostanze attività demansionanti ed è stato quindi riconosciuto il diritto negato, ma i risarcimenti conseguenti riconducibile al danno definito dalla Giurisprudenza e dalla dottrina di natura non patrimoniale, erano dell’ordine del 5-6% dello stipendio medio, ovverosia, un risarcimento danni che per i dieci anni indietro si aggirava intorno ai 2-3 mila euro, massimo 5000 €, una cifra ridicola che pur riconoscendo finalmente un diritto sottaciuto per anni, non dava il giusto ristoro economico al professionista infermiere massacrato e delegittimato.
Nella causa portata avanti dall’AADI invece siamo riusciti a ribaltare le cose e a far finalmente riconoscere un cospicuo risarcimento danni non patrimoniale che è stato nell’ordine del 25% dello stipendio medio, ovverosia, “60.000 euro”, avete letto bene, la bellezza di sessantamila euro, una cifra mai vista prima nella storia, almeno nei riguardi degli infermieri.
Ora tutti coloro che hanno sempre osteggiato e criticato l’operato dell’AADI (in particolar modo l’opera di Mauro Di Fresco) dovranno ricredersi, chiedere scusa e farsi un bagno di umiltà per non aver mai creduto e supportato le lotte, a volte ingrate, che abbiamo condotto in questi lunghi anni.
Ricordiamo tra i tanti, le vacue parole del Presidente OPI di Carbonia-Iglesias il Dott. Lebiu (si quello del dito medio alzato contro gli infermieri) che in tutte le sedi possibili ed immaginabili, ma soprattutto all’interno della FNOPI ci ha sempre denigrato e sminuito etichettandoci come dei visionari una sorta di Giordano Bruno dell’infermieristica italiana, perché secondo l’eminente scienziato del “nulla” il dimensionamento infermieristico non esiste è pura ideologia, fantasia di altri tempi, lui che si ritiene il depositario della verità giuridica insieme ad altri “yes man” pronti a scuoiarsi le mani nei vari congressi della FNOPI.
Bene, ci teniamo a far sapere al succitato, che purtroppo per lui e per gli avvocati che gli danno credito, il demansionamento non solo esiste, ma addirittura merita decine di migliaia di euro di risarcimento, lasciamo ora la Dott. Lebiu la modalità che vorrà utilizzare per raccontare a tutti i suoi iscritti del collegio che le fandonie da lui stesso propugnate si sono rivelate fallaci e perdenti, auguri.
Riguardo alla FNOPI poi, la nostra cara Presidente Barbara Mangiacavalli in quei pochi incontri che ci ha concesso, visto che ha fatto in modo da tenerci fuori dalla stanza dei bottoni ammettendo invece in seno alla consulta varie associazioni che contano esigui iscritti, le avevamo detto che la situazione le sarebbe sfuggita di mano se avesse ancora permesso che gli infermieri fossero oltremodo utilizzati come tuttofare.
A questi colleghi, cara Barbara, dovresti chiedere scusa, scusa per non aver mai creduto e sostenuto le tesi dell’AADI che oggi sono state consacrate in una sentenza che rappresenta la vergognosa realtà dell’infermieristica italiana, per averci sempre occultamente e mai apertamente osteggiato, per aver tentato più volte, attraverso la sostituzione sintattica e l’eufemismo dialettico, sostituito il termine demansionamento con deprofessionalizzazione (che poi sono sinonimi), considerato che siete sempre alla ricerca del sensazionalismo e mai della sostanza, scusa per non aver mai voluto comprendere che non era più possibile avere un infermiere tuttofare che si occupasse dello scibile umano, dalla carta igienica alle macchine per la dialisi, scusa per continuare ad osteggiare chi vuole ridare dignità alla nostra professione.
Crediamo che il più grande errore commesso dalla FNOPI, sia stato inviare il Dott. Zega quale antagonista dell’infermiere e, filosofeggiando davanti il presidente della prima sezione lavoro di Roma, dimostrare che lo sfruttamento dell’infermiere esiste e che lo avete creato soprattutto voi.
Crediamo sia giunto il momento di rivedere i ruoli, anche in seno alla FNOPI, perché l’AADI ha dimostrato la vostra incoerenza e ha smascherato il piano diabolico che sorregge le tesi dello sfruttamento e dell’ignoranza.
Basterebbe chiedersi perché nei corsi di infermieristica non si insegna il diritto del lavoro mentre si pretende dagli studenti angoli letterecci di perfetti 90 gradi.
Forse perchè altrimenti insorgerebbero contro di voi?
E’ probabile; la FNOPI ha il dovere di insegnare agli infermieri come si difende la dignità sul posto di lavoro, ha il dovere non solo di riscuotere i denari dalle tasche degli infermieri ma soprattutto di spiegare come gestire il personale di supporto per assistere i pazienti al meglio.
Invece insegnate a fare gli OSS perché partite dal presupposto che gli OSS non ci debbano essere, così servirebbero più infermieri per fare il lavoro degli OSS e più infermieri significa più soldi nelle vostre casse.
Potevate pagare voi le spese legali dell’infermiere Daniele che ha fatto causa al Policlinico Gemelli contro il demansionamento, invece avete mandato il vostro esperto in distruzione della dignità, ideatore del PAI, il sistema demansionante per eccellenza.
Avete sorretto i teorici del nulla e della distruzione come la Dott.ssa Sasso, esimia ricercatrice per carità, ma che vive su un altro pianeta se propina ancora le competenze di base dopo tutta l’evoluzione storico-normativa della professione, di base poi di chi, dell’infermiere? Non di certo.
E’ giunta quindi l’ora di un cambio generazionale, di una revisione della Federazione a partire dai quei dirigenti delle professioni sanitarie che occupano posti di rilievo nelle aziende ma che sono stati annientati dalla sentenza che li ha smentiti.
Avete l’ultima possibilità: riformate i corsi universitari o lo faremo noi; l’AADI non è in vendita.
Redazione NurseTimes
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