Uno studio italiano ha individuato le cellule capaci di ostacolare la riparazione della guaina che riveste i prolungamenti dei neuroni.
Si chiamano astrociti, sono le cellule non neuronali più abbondanti del tessuto nervoso e vanno considerati come autentici “vandali” del cervello, poiché nella sclerosi multipla sabotano la riparazione della guaina che riveste i prolungamenti dei neuroni. A smascherarli è uno studio pubblicato sulla rivista Acta Neuropathologica dall’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Milano, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Istituto di Neuroscienze Cavalieri Ottolenghi dell’Università di Torino, l’Università e il Policlinico San Martino di Genova.
Finora si pensava che le cellule immunitarie del sistema nervoso, che formano la cosiddetta microglia, contribuissero al danno esercitando un effetto diretto sugli oligodendrociti, le cellule responsabili della produzione di mielina. A quanto pare, però, sarebbero mandanti di ben altri esecutori. “I nostri primi esperimenti – spiegano le ricercatrici Marta Fumagalli e Claudia Verderio – hanno mostrato che gli effetti della microglia sono mediati dalla liberazione nello spazio extracellulare di vescicole di membrana di piccole dimensioni, che in provetta sono sempre benefiche sugli oligodendrociti”. Quando le vescicole sono state iniettate direttamente nel cervello vicino a una lesione demielinizzante, “abbiamo osservato un forte blocco della capacità del tessuto di riparare la lesione, suggerendo il coinvolgimento in vivo di altri tipi di cellule”.
L’esperimento è stato dunque ripetuto in provetta, aggiungendo anche gli astrociti: “Condizionati dalle vescicole, hanno acquisito un fenotipo dannoso, che è il vero responsabile del blocco mielinico”. Gli esperimenti dimostrano inoltre che è possibile neutralizzare il “cargo” infiammatorio delle vescicole microgliali (e quindi gli effetti deleteri mediati dagli astrociti) pre-esponendo la microglia a cellule staminali mesenchimali, un tipo di cellule immunomodulanti molto studiate per lo sviluppo di nuove terapie contro la sclerosi multipla.
Redazione Nurse Times
Fonte: Ansa
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