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Sblocco contratti P.A.: il governo è chiamato a dare delle risposte

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Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e il ministro della Semplificazione, Marianna Madia, alla Camera, Roma, 25 febbraio 2014. ANSA/CLAUDIO PERI
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La pausa estiva sta per terminare, e il governo dovrà mettere mani, su un tema molto delicato, quello dello sblocco delle contrattazione per i dipendenti statali.

Il Ministro dell’Economia e Finanze (MEF) ha subito dichiarato di non avere le risorse richieste per poter garantire le richieste delle regioni (VEDI).
Nella scorsa legge di stabilità, il governo Renzi ha stanziato una cifra di 300 milioni di euro, un cifra insignificante per gli oltre 3,3 milioni di dipendenti pubblici, come sottolineato dai responsabili Aran.
I sindacati hanno già annunciato, che se il governo non metterà sul tavolo, una cifra pari a 7 miliardi di euro, non prenderanno parte alle trattative. Stando alle prime stime, il surplus dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 euro al mese lordi (18/20 euro netti), una cifra assolutamente inaccettabile. CGIL e CISL hanno chiesto rispettivamente un aumento per gli statali di 220 euro lordi al mese (132 euro al netto delle tasse), e di 150 euro.
La partita si gioca sull’andamento del PIL, che ha subito una brusca frenata stando alle prospettive passate, e la disponibilità delle risorse economiche del governo. La situazione è in continua evoluzione, gli infermieri vogliono risposte chiare e sincere.

Una famiglia professionale che dal 2009, si è sacrificata, colpita dai continui tagli lineari e blocchi contrattuali che hanno tagliato del 13% il loro potere d’acquisto. Basta alle false promesse, è tempo di fatti e di concretezze.

Contro il blocco degli stipendi è intervenuto anche il Codacons che ha presentato un ricorso collettivo al Tar del Lazio a nome dei primi 2.000 dipendenti pubblici che chiedono risarcimento danni e indennizzo per perdita di potere d’acquisto; la richiesta è condannare lo stato a pagare 10.400 euro ad ogni ricorrente.

Michele Fighera

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