È accaduto in Sardegna, a Iglesias. Una donna, tuffatasi per soccorrere il compagno in balìa delle onde, è stata scaraventata dal mare sugli scogli e ha perso conoscenza. Trasportata in ospedale dal 118, i medici del pronto soccorso hanno reputato opportuno trasferirla nel reparto di chirurgia. Ma questo era chiuso per ferie.
Brutta avventura, quella capitata lunedì 22 agosto ad una coppia di turisti nelle spiagge di Iglesias. Erano circa le 12:30 quando, nella caletta Domestica, dove la bandiera era rossa e mancava il servizio di salvataggio locale, il torinese Andrea Mangiacasale si è trovato in netta difficoltà mentre nuotava nel mare in tempesta; così, Liliana Doro, la sua fidanzata di origini sarde, si è subito tuffata per aiutarlo, ma la forza delle onde l’ha scaraventata contro gli scogli ed è svenuta in seguito ad un forte trauma cranico.
Mentre l’uomo riusciva a raggiungere a nuoto la scogliera la donna, recuperata e soccorsa da alcuni bagnanti, è stata subito trasportata al CTO di Iglesias da un’ambulanza del 118. Per fortuna era salva, ma i medici le hanno riscontrato alcuni traumi importanti al corpo e alla testa e andava trasferita in un reparto di chirurgia.
Tutto è bene quel che finisce bene, quindi? Sì, tragedia scampata, ma… per la coppia la giornata non era ancora finita, così come racconta Andrea Mangiacasale: “Dalle 13, dopo cinque ore di attesa al pronto soccorso ci hanno detto che il reparto di Chirurgia era chiuso per ferie e che avrebbero dovuto trasferire la mia fidanzata al Sirai di Carbonia, così come è avvenuto verso le 18. Noi siamo stati incoscienti, lo ammetto, ma questo è un caso di malasanità. Non è pensabile che l’ambulanza del 118 trasporti un ferito in un ospedale dove non è garantita l’assistenza sanitaria e dove, fra l’altro, ci hanno fatto aspettare inutilmente per ore”.
Che la nostra sanità sia in ginocchio e che le strutture ospedaliere siano perpetuamente sotto organico, purtroppo non è una novità. Che nei “periodi di ferie”, ci siano interi reparti destinati a chiudere per assenza di personale, è ormai una triste realtà; consolidata negli ultimi anni. E che un ferito politraumatizzato, vada trasportato dai mezzi di soccorso in strutture dove possa ricevere un’assistenza sanitaria tempestiva e completa, è fuori di ogni dubbio.
Di sicuro, però, questa è una vicenda che si poteva evitare. Sono infatti “Troppi gli incoscienti che entrano in acqua nonostante il pericolo”, come sottolinea uno dei soccorritori nonché gestore dello stabilimento balneare di Cala Domestica. Che aggiunge: “Impensabile salvare la vita delle persone a bordo di un pattino a remi, che poi è l’unico mezzo a nostra disposizione. Inoltre, se non avessimo avuto il telefono satellitare, sarebbe stato impossibile chiamare il 118 o avvisare nel caso, la Capitaneria di porto. Anche due settimane fa abbiamo soccorso due ragazzini entrati in acqua col mare agitato. Un fatto che capita spesso, nonostante il pericolo sia sempre segnalato dalla bandiera rossa e ci sia il cartello che segnala l’assenza del servizio di salvamento locale”.
Un altro caso che porta a galla inefficienze, risorse limitate, errori e scarso senso di responsabilità verso la comunità. Tutte caratteristiche peculiari di un paese che, nonostante i numeri vuoti sbandierati da qualche politico, sembra sempre più alla deriva. Tutte caratteristiche che, almeno stavolta, fortunatamente non hanno prodotto una tragedia.
Fonte: Unione Sarda
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