La sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2019 (SARS-COV19) ha portato ad una ricognizione di farmaci in grado di aggredire e/o arrestare la replicazione virale del suddetto patogeno.
Ne sono stati processati innumerevoli, tra i quali antimalarici, cortisonici, antinfiammatori, antiblastici, antivirali propriamente detti. L’apertura alle vecchie molecole con le quali si trattano altre malattie ha portato i suoi benefici; soprattutto laddove i risultati sono strati embricati con quelli di altre realtà sanitarie. Non ultimo è l’impiego del Raloxifene.
Il Raloxifene è un farmaco generalmente impiegato per il trattamento della MENOPAUSA (e specificatemene riducendo il rimaneggiamento osseo) o del tumore alla mammella nelle donne.
Solitamente il dosaggio è di una compressa al giorno e agisce con meccanismo di modulazione dei recettori di estrogeni espressi su utero e mammella.
Il perché un farmaco del genere possa essere utile nel trattamento SARS-COV2 sta nel fatto che è in grado di bloccare la replicazione virale nelle cellule infettate dell’ospite. Di conseguenza essere di aiuto anche nei portatori sani, generalmente asintomatici.
I risultati della ricerca sono stati condotti dopo confronto tra bel 16 centri.
L’Update del farmaco cela la sua ratio nel meccanismo d’azione molecolare e tissutale, grazie ad un complessissimo meccanismo di down-regolazione di espressione delle proteine virali
Lo studio di nuovi approcci terapeutici e di rivisitazione di impiegpo di molecole già esistenti possono essere il punto di partenza per colmare le lacune terapeutiche e asssitenziali sui coronavirus emergenti.
CALABRESE MICHELE
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