Aver salvato la vita ad un paziente giunto presso il pronto soccorso dell’ospedale Serristori di Figline Valdarno a causa di uno shock anafilattico potrebbe costare molto caro ad alcuni infermieri.
Questo perché il dipartimento di emergenza e accettazione, dal mese di marzo, opera a ritmo ridotto ed esclusivamente nella fascia oraria 8-20.
A fornire maggiori particolari sulla vicenda è stato Massimo Pacini, padre del ragazzino giunto in auto in preda ad una grave crisi respiratoria.
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Sabato si è presentato nei locali del triage poco prima delle ore 20.30 circa. Vista la gravità della situazione ha cercato disperatamente aiuto attirando le attenzioni di alcuni infermieri che avevano appena terminato il turno pomeridiano.
“Pur in assenza del medico di guardia, che in quel momento era impegnato in un altro reparto, alcuni infermieri si sono prodigati per aiutare mio figlio che aveva una saturazione del sangue inferiore all’80%, quindi con un rischio di deficienza di ossigeno. Grazie al loro intervento mio figlio è stato messo in condizioni di sicurezza, in attesa dell’arrivo del 118”, racconta il genitore.
Ma quella che avrebbe dovuto essere una storia a lieto fine, magari da riportare in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere che si è appena conclusa, potrebbe avere conseguenze molto gravi per gli infermieri che hanno deciso di salvare la vita di un adolescente fuori dall’orario di apertura del P.S.
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A raccontare quanto accaduto dopo è il delegato sindacale Domenico Mangiola: “Adesso però quegli infermieri rischiano un provvedimento disciplinare per aver consentito l’ingrosso oltre l’orario di chiusura.
Il provvedimento dipende dalla valutazione di gravità e può tradursi in un richiamo verbale o nella sospensione dello stipendio da 15 giorni a un mese.
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