Lo strumento messo a punto dall’Istituto Superiore di Sanità rende possibile calcolare la possibilità di andare incontro a un infarto.
Stimare le probabilità di andare incontro a un infarto del miocardio? Ora è possibile, anche grazie ad un sistema di calcolo basato su un algoritmo messo a punto dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). È quanto riporta un articolo pubblicato da Alleati per la Salute, il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis, che dedica un approfondimento ai fattori di rischio per la salute del cuore. Fattori modificabili (su cui si può intervenire grazie a buoni comportamenti e misure di prevenzione: ipertensione arteriosa; fumo; diabete; iperlipidemia; obesità; sedentarietà fisica; dieta / abuso di bevande alcoliche; contraccettivi orali / terapie ormonali) e non modificabili (sesso, età, razza e familiarità).
Esistono strumenti – si legge nell’articolo – che permettono di calcolare il rischio per la salute di cuore e arterie conoscendo il livello di alcuni fattori di rischio. Un sistema di calcolo è disponibile nel sito della Società italiana dell’ipertensione arteriosa (Siia). Il calcolo è basato su un algoritmo studiato dall’Iss per stimare la probabilità di andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore nei dieci anni successivi, conoscendo il valore dei seguenti fattori di rischio: peso, sesso, età, diabete, abitudine al fumo, pressione arteriosa sistolica, colesterolemia totale, Hdl-colesterolemia, trattamento anti-ipertensivo in corso Il calcolo deve comunque essere effettuato dal medico ed è valido se i fattori di rischio sono stati misurati seguendo la metodologia standardizzata. È indicato per donne e uomini di età compresa fra 35 e 69 anni che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari. Chi ha già avuto un infarto o un ictus ha altri sistemi di calcolo che vengono eseguiti dal medico.
Questo sistema non è utilizzabile nelle donne in gravidanza e non può essere applicato per valori estremi dei fattori di rischio: pressione arteriosa sistolica superiore a 200 mmHg o inferiore a 90 mmHg, colesterolemia totale superiore a 320 mg/dl o inferiore a 130 mg/dl, colesterolemia-HDL inferiore a 20 mg/dl o superiore a 100 mg/dl. I valori degli esami clinici di glicemia e colesterolemia, inoltre, devono essere stati eseguiti da non più di tre mesi.
L’Iss consiglia di eseguire la valutazione del rischio cardiovascolare attraverso il punteggio con almeno questa frequenza: ogni sei mesi per chi ha un elevato rischio cardiovascolare (rischio superiore o uguale al 20%); ogni anno se il rischio è superiore o uguale al 3% e inferiore al 20%; ogni 5 anni per persone a basso rischio cardiovascolare, cioè con valore inferiore al 3%. In ogni caso, a prescindere dal risultato, è il medico ad avere gli strumenti per interpretare correttamente i dati nel contesto clinico di ciascun paziente.
Tra i fattori di rischio modificabili, un ruolo di particolare importanza è svolto dall’iperlipidemia, condizione che si rileva dall’analisi del quadro lipidico, in particolare del colesterolo, una sostanza grassa presente in tutte le cellule fondamentale per la vita delle membrane cellulari, la sintesi del cortisolo, lo sviluppo, la riproduzione e il processo digestivo.
I valori normali di colesterolo nel sangue (colesterolemia) dovrebbe risultare pari a 150-200 mg/dl, ma sono valori che dipendono a loro volta da altri fattori che, per una corretta interpretazione, devono essere presi in considerazione dal medico, visto che sono in corso continui studi e aggiornamenti. Generalmente, all’aumento di colesterolo si associa l’aumento del valore dei trigliceridi, la forma di immagazzinamento dei grassi e degli zuccheri consumati in eccesso utilizzati come scorta di energia.
Redazione Nurse Times
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