Per i ricercatori del Karolinska Institutet (in Svezia) è possibile rigenerare il midollo spinale danneggiato utilizzando le sue stesse cellule staminali, “riprogrammate”. Lo studio condotto da Enric Llorens-Bobadilla ha portato a scopeire come le cellule staminali, normalmente presenti nel midollo spinale, sono in grado di reagire a una lesione dando luogo a nuove cellule funzionali, oligodendrocit, che rimpiazzano quelle perdute invece di formare una cicatrice, come normalmente accade.
I nervi sono ricoperti da una guaina (detta mielinica) che permette ai segnali di viaggiare velocemente dal cervello al resto del corpo. In seguito a una lesione, parte di questa guaina viene persa e la funzionalità dei nervi compromessa. Il tessuto, infatti, cerca di ripararla, ma nel modo “sbagliato” dando luogo a una cicatrice che non può trasmettere il segnale. Nessuna struttura cellulare nervosa, al momento, viene “rimpiazzata” dopo una lesione, che quindi può portare a disabilità e paralisi. Se è vero che nel cervello e nel midollo spinale si trovano delle cellule staminali quiescenti potenzialmente in grado di riformare le cellule perdute, è anche vero che tali cellule producono principalmente astrociti che formano un tessuto cicatriziale, e non neuroni. Inoltre producono molto pochi oligodendrociti, che invece servirebbero per ricostituire quel rivestimento tanto importante per il passaggio dell’impulso nervoso.
Ma un gene chiamato OLIG2 potrebbe permettere la differenziazione delle cellule staminali in oligodendrociti. Tuttavia, lo stesso non è espresso nelle cellule staminali dei topi adulti (gli esperimenti, infatti, per ora, si sono limitati ai topi).
Gli scienziati hanno modificato dei topi in modo che le loro cellule staminali esprimessero OLIG2. Una modifica che ha portato effettivamente alla produzione di nuovi oligodendrociti: le cellule “giuste” che, una volta mature, hanno raggiunto il luogo della lesione, dove hanno ricostituito la guaina mielinica e contribuito a ristabilire il passaggio del segnale nervoso.
I risultati osservati sono simili a quelli ottenuti con l trapianto di cellule staminali, ma è la prova che, almeno nei topi, esiste una riserva di staminali potenzialmente “utile” che potrebbe servire come alternativa. Il passaggio dal topo all’essere umano è tutt’altro che scontato, però.
Fonte: la Repubblica (T. MORICONI)
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