Si prospettano molti guai per il coordinatore infermieristico che si è rifiutato di “eseguire” gli ordini ricevuti dalla dirigenza sanitaria dell’ospedale Mandic di Merate.
La sua colpa sarebbe stata quella di non avere voluto mandare allo sbaraglio infermieri e operatori sociosanitari, con dispositivi di protezione individuale improvvisati.
È cosa tristemente nota come molti professionisti della salute si siano dovuti proteggere dal Coronavirus indossando sacchetti della spazzatura al posto degli idonei camici atti a prevenire quello che viene definito “biohazard”. È altrettanto passato alla cronaca il fatto che per molte settimane siano mancati i filtranti facciali necessari a proteggere i dipendenti dai droplet, spesso sostituiti con semplice mascherine chirurgiche.
Secondo questo coordinatore infermieristico, il personale non sarebbe stato sufficientemente preparato ed equipaggaito, correndo il rischio di infettarsi ed infettare familiari e amici.
I tragici numeri emersi successivamente non gli hanno dato torto: nei soli ospedali di Merate e Lecco infatti, si sono ammalati oltre 350 operatori sanitari e sono deceduti complessivamente 347 dei pazienti ricoverati durante il periodo più critico.
In seguito all’atto di “insubordinazione” ieri Francesco Scorzelli, 62 anni, coordinatore del Servizio trasporti centralizzati del San Leopoldo Mandic che gestisce anche il servizio di oss e ausiliari incaricati di portare provette, referti e degenti da un reparto e un ambulatorio all’altro, è finito per la nona volta nella sua carriera sotto accusa davanti ai componenti dell’ufficio Procedimenti disciplinari.
Ora l’infermiere, che è anche funzionario dell’Usb e sindacalista della Rsu, rischia il licenziamento. Ai suoi superiori non è andata giù la sua disobbedienza.
In particolare i “toni ingiustificatamente polemici” e i “commenti denigratori” con cui ha opposto il “gran rifiuto”; oltre che le note che avrebbe divulgato pubblicamente sulla vicenda e le “minacce” di chiedere l’intervento diretto dei magistrati della Procura della Repubblica.
Il coordinatore infermieristico, assistito dall’avvocato di fiducia Gianluigi Valesini, ha negato qualsiasi addebito. “Era un ordine illegittimo e pericoloso”, ha spiegato, sostenendo con forza che fosse quindi suo dovere etico e morale disattenderlo. Dopo il “processo” e la “requisitoria” per “la sentenza” sarà necessario qualche giorno.
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