Al Centro Cardiologico milanese si sono superati i 100 interventi con l’utilizzo del tessuto pericardico del paziente.
Al Centro Cardiologico Monzino di Milano sono stati superati i 100 interventi di ricostruzione della valvola aortica con la tecnica Ozaki, l’unica al mondo che utilizza, al posto della protesi di derivazione animale, il tessuto pericardico del paziente. I risultati, appena analizzati dall’Imperial College of London, sono ottimi: la nuova valvola è in grado di garantire un flusso sanguigno simile a quello nativo, ripristinando così la funzionalità originaria della valvola aortica.
“La tecnica Ozaki è una delle maggiori innovazioni in cardiochirurgia degli ultimi quindici anni – dichiara il professor Gianluca Polvani, direttore della Cardiochirurgia e neodirettore del Dipartimento di Chirurgia cardiovascolare del Centro Cardiologico Monzino –. Rappresenta infatti un modo del tutto nuovo di ricostruire la valvola aortica senza la necessità di impiantare protesi, con vantaggi indiscutibili per i pazienti”.
In sintesi, la procedura permette al chirurgo di ricreare nuovi lembi della valvola aortica dal pericardio del paziente (il sacco che avvolge il cuore). I nuovi lembi aortici sono misurati sulla morfologia della valvola nativa e ricostruiti con una tecnica sartoriale e, una volta impiantati sull’anello valvolare, si comportano come i lembi originari.
“Il grande vantaggio – sottolinea Polvani – è che, utilizzando il tessuto del paziente, la valvola ricostruita con la tecnica Ozaki non corre il rischio di rigetto e permette al paziente di evitare di dover assumere la terapia anticoagulante dopo l’intervento. Inoltre l’utilizzo esclusivo di tessuto con Dna proprio, promette una durata della neovalvola molto superiore a quella delle protesi biologiche tradizionali, basate su tessuto animale”.
Circa il 13% delle persone con oltre 75 anni di età soffre di malattia valvolare aortica moderata o severa, una malattia che, quando è congenita, colpisce anche soggetti di giovane età. Quando la gravità rende necessaria la sostituzione della valvola, è fondamentale poter offrire una soluzione personalizzata che porti vantaggi immediati, minimizzi gli effetti collaterali e duri nel tempo. Tre esigenze che attualmente la tecnica Ozaki è in grado di soddisfare nella maniera più completa.
La procedura è stata messa a punto oltre dieci anni fa dal professor Shigeyuki Ozaki, cardiochirurgo giapponese dell’Università di Tokyo, che l’ha esportata negli Stati Uniti e successivamente in Europa, scegliendo il Monzino come sede della Scuola europea di specializzazione nella tecnica che porta il suo nome. Proprio al Monzino, nel 2016, sono stati operati i primi pazienti europei di Ozaki, insieme al professor Gianluca Polvani. Oggi i pazienti nel mondo operati con la nuova tecnica sono oltre 3mila.
“Crediamo molto in questa tecnica – conclude Polvani –, prima di tutto perché è vantaggiosa per i pazienti sia adulti che giovani, e in secondo luogo perché dimostra la nostra capacità di essere all’avanguardia nella cura e nella ricerca cardiovascolare. Se esiste una terapia innovativa a livello internazionale, siamo in grado di intercettarla e di proporla ai nostri pazienti. Allo stesso tempo la nostra ricerca clinica e di laboratorio si integrano per produrre nuove idee e strategie, grazie alle competenze e professionalità interne e alle tecnologie avanzate di cui disponiamo”.
Il Centro Cardiologico Monzino ha messo a punto un percorso esclusivo per i pazienti che hanno indicazione all’intervento con la tecnica Ozaki. Un team specializzato e multispecialistico, costituito da cardiochirurghi, ecocardiografisti, anestesisti, radiologi e tecnici di radiologia, coordinati dal professor Gianluca Polvani, ha il compito di seguire i pazienti dal momento della prima visita fino ai controlli post operatori, mettendo a disposizione del paziente una sinergia di competenze iperspecialistiche dedicate a garantire a ciascun paziente il trattamento globalmente più vantaggioso per il proprio caso clinico (tailored surgery).
Redazione Nurse Times
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