Sono 38 i Ppi interessati in tutta la regione. Al loro posto ci saranno postazioni del 118 con auto medicalizzate.
In queste ore Michele Emiliano sta fronteggiando una nuova bufera politica per via del provvedimento che prevede la chiusura e la riorganizzazione di 38 punti di primo intervento in tutta la Puglia. Il governatore regionale ha assicurato che, prima dell’applicazione, la riforma sarà discussa «con assessori e sindaci dei territori interessati», oltre che coi direttori generali delle sei Asl provinciali, convocati per venerdì 20 aprile.
Sono a rischio 17 centri in provincia di Bari (Alberobello, Bitonto, Casamassima, Castellana Grotte, Conversano, Gioia del Colle, Giovinazzo, Grumo, Locorotondo, Noci, Mola, Polignano, Rutigliano, Ruvo, Santeramo, Terlizzi e Triggiano), 5 nel Foggiano (Monte Sant’Angelo, Torremaggiore, San Marco in Lamis, Vico del Gargano e Vieste), 3 nella Bat (Canosa, Minervino, Spinazzola), 5 in provincia di Brindisi (Cisternino, Ceglie Messapica, Fasano, Mesagne, San Pietro Vernotico), altrettanti nel Tarantino (Ginosa, Grottaglie, Massafra, Moscati, Mottola) e 3 in provincia di Lecce (Campi Salentina, Nardò, Poggiardo). Al posto dei Ppi ci saranno postazioni del 118 con auto medicalizzate.
«La riconversione dei punti di primo intervento con più di 6mila accessi all’anno è una decisione sbagliata», ha criticato Fabiano Amati, consigliere regionale del Pd. «L’ennesima delibera di Giunta che mette mano alla rete di emergenza-urgenza territoriale è l’ultimo atto di un Governo ministro centrico, che sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario pugliese», è invece l’affondo del consigliere regionale di Mdp, Pino Romano. Aspre criticate sono arrivate anche da Napoleone Cera e Peppino Longo (Popolari) e da Cosimo Borraccino (Si), solo per restare nell’area del centrosinistra.
«La conversione dei punti di primo intervento in postazioni medicalizzate – ha replicato Emiliano – è stata la conditio sine qua non attraverso la quale ci hanno approvato, ai tavoli romani, il piano di riordino ospedaliero. Se a fine 2018 i ministeri dovessero riscontrare una inadempienza in tal senso, non è escluso che possano utilizzare la circostanza per mandarci, per un altro triennio, in programma operativo. Non solo. Non avremmo le premialità che invece ci spetterebbero. Mi preme dirlo e sottolineare che la conversione non comporta nessun nocumento per i cittadini. Non stiamo smantellando nulla e non stiamo tradendo nessuno».
Sulla questione è intervenuto anche Mauro Vizzino, presidente della Commissione ambiente del Consiglio regionale, riferendosi in particolare al territorio brindisino: «Si tratta di una decisione da modificare nell’interesse primario dei cittadini, per assicurare un adeguato servizio di pronto soccorso nel territorio brindisino, che verrebbe particolarmente penalizzato». Vizzino confida nella riunione convocata da Emiliano per venerdì prossimo: «Ci auguriamo che da questi necessari confronti si possa giungere a una soluzione diversa, da tradurre in una nuova delibera di Giunta, in grado di contemperare le diverse esigenze tra quanto chiede il ministero e quanto serve realmente ai cittadini pugliesi, garantendo il diritto alla salute».
Da registrare, infine, l’intervento del consigliere regionale Nino Marmo: «Chiedo l’audizione in Commissione sanità del direttore del dipartimento, Giancarlo Ruscitti, visto che il presidente-assessore Emiliano, come sempre, non verrebbe. Serve un’informativa urgente e straordinaria, al fine di conoscere nel dettaglio come si intenda colmare la chiusura dei Ppi, con quali ambulanze, come faranno i pronto soccorso a sopportare il carico di lavoro e quali siano i criteri adottati. Un’audizione indispensabil,e che mi auguro venga convocata il prima possibile».
Redazione Nurse Times
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