Un dipendente dell’Ausl Romagna, che all’epoca dei fatti lavorava nell’istituto penitenziario, è coinvolto in un’inchiesta su presunti traffici di groga.
Eludendo le procedure di controllo dell’istituto penitenziario di Ravenna, dove prestava servizio, un infermiere dell’Ausl Romagna avrebbe ricevuto regali per traghettare messaggi tra un uomo allora in carcere – siamo nell’ottobre del 2019 – e la moglie, fuori, in modo da consentire loro di continuare a scambiarsi informazioni riservate, verosimilmente legate ai traffici di droga e forse finalizzate alla riscossione di danaro.
Figura anche lui, pertanto, tra le 17 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta antidroga dei carabinieri del Nucleo investigativo ravennate, denominata Greppia, che lunedì mattina ha portato in cella 14 persone. L’accusa che gli viene mossa dalla Procura è quella di corruzione in concorso con i due principali accusati (i due coniugi, appunto). Il sanitario, tuttavia, è l’unico indagato per il quale il gip ha respinto la richiesta di misura cautelare del pm: se per il giudice il comportamento dell’indagato è certamente illecito dal punto di vista disciplinare (come egli stesso ha ammesso nei dialoghi telefonici intercettati), più difficile è l’eventuale inquadramento penale, visto che non è chiara la contropartita riscossa per la sua attività di messaggero.
L’inchiesta era scattata da una rapina messa a segno a Ravenna nel marzo del 2019 e ha fatto luce su nove mesi di attività di spaccio, con il sequestro di oltre sette chili di cocaina purissima e di mezzo chilo di eroina. Il blitz, con le notifiche delle misure cautelari, oltre a Ravenna ha interessato le province di Forlì-Cesena, Rimini e Bologna.
Redazione Nurse Times
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