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Rapporto del Ministro della Salute: preoccupante l’abuso di alcol in Italia. I dati

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Adolescenti e alcol: danni al cervello dietro l'angolo
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Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha presentato ieri al Parlamento il rapporto annuale sugli interventi realizzati per contrastare l’abuso di alcol nel paese.

La relazione fornisce una panoramica allarmante sul consumo di alcol in Italia e identifica misure necessarie per prevenire i rischi correlati all’abuso di bevande alcoliche in tutte le fasce di età.

Secondo i dati forniti dall’ISTAT relativi all’anno 2021, il consumo di alcol nel paese è rimasto stabile rispetto all’anno precedente, con il 66,3% della popolazione italiana che ha consumato bevande alcoliche. Tuttavia, si è verificata una riduzione nel consumo giornaliero e nel consumo fuori pasto, mentre è aumentato il consumo occasionale.

Un dato preoccupante riguarda il consumo di alcol tra i giovani, che rimane una criticità che richiede un’attenzione costante.

I comportamenti a rischio legati al consumo di alcol sono particolarmente diffusi nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni, con una maggiore incidenza tra i ragazzi.

Tuttavia, è emerso che il numero di ragazze in questa fascia di età con comportamenti di consumo a rischio sta aumentando in modo significativo.

Il fenomeno del binge drinking, che rappresenta l’abitudine più diffusa tra i giovani, sembra essere diminuito nel 2021 rispetto all’anno precedente, potenzialmente influenzato dalla chiusura delle discoteche e dei locali da ballo durante la pandemia.

Inoltre, si sono verificati cambiamenti significativi nelle preferenze di bevande alcoliche nel corso del tempo. Il consumo esclusivo di vino e birra è diminuito in quasi tutte le fasce di età, mentre è aumentata l’abitudine a consumare altri tipi di alcolici insieme a vino e birra, soprattutto tra le donne di età superiore ai 45 anni.

Il rapporto evidenzia anche una disparità regionale nel consumo di alcol, con un maggior consumo nel Centro-Nord, soprattutto tra gli uomini. Inoltre, si osserva che il livello di istruzione influisce sul consumo di alcol, con un aumento del consumo quotidiano al diminuire del titolo di studio, soprattutto tra gli uomini.

L’Istituto Superiore di Sanità, attraverso il suo Osservatorio Nazionale sull’Alcol, ha sviluppato un “indicatore di sintesi” per monitorare il consumo a rischio nella popolazione italiana. Secondo questo indicatore, nel 2021 circa il 20,0% degli uomini e l’8,7% delle donne sopra gli 11 anni hanno superato i limiti di consumo raccomandati, rappresentando oltre 7,7 milioni di individui che non hanno seguito le linee guida del CREA per una sana alimentazione.

Secondo le analisi condotte dall’Istituto Superiore di Sanità, circa 620.000 minori e 2.600.000 anziani rappresentano i segmenti di popolazione che richiedono interventi specifici per sensibilizzarli sul rischio derivante da un consumo non conforme alle raccomandazioni di salute pubblica.

L’alcol dipendenza rimane un problema di grande rilevanza sanitaria e sociale. Nel corso del 2021, sono stati presi in carico presso i servizi e i gruppi di lavoro dedicati all’alcolismo ben 63.490 individui. Tra questi, il 24,0% rappresentava nuovi utenti, mentre il restante percentuale indicava soggetti già in trattamento o che avevano ripreso un percorso di cura interrotto in passato.

La distribuzione dei consumatori di alcol per tipologia di bevande prevalenti varia considerevolmente da regione a regione, con il vino che risulta più diffuso al nord, mentre la birra e i superalcolici sono maggiormente consumati al sud.

Nel corso del 2021, i programmi di trattamento hanno coinvolto diverse modalità terapeutiche.

Il 31,4% degli utenti è stato sottoposto a trattamenti medico-farmacologici in regime ambulatoriale, il 26,0% ha seguito programmi di “counseling” rivolti all’utente o alla famiglia.

Mentre il 3,2% ha partecipato a gruppi di auto/mutuo aiuto. Il 15,9% ha ricevuto trattamenti socio-riabilitativi, mentre solo il 3,2% degli alcoldipendenti è stato inserito in comunità di tipo residenziale o semiresidenziale.

Il 13,1% degli utenti ha avuto accesso a trattamenti psicoterapeutici. Un totale del 3,4% degli utenti è stato ricoverato, di cui il 2,1% in istituti pubblici e il 1,3% in case di cura private convenzionate, principalmente a causa della sindrome di dipendenza da alcol.

L’abuso di alcol rappresenta ancora oggi una sfida significativa per la salute pubblica in Italia.

La relazione presentata dal Ministro della Salute sottolinea l’importanza di misure preventive e di interventi mirati per affrontare il problema dell’abuso di alcol in tutte le fasce di età. Solo attraverso un impegno congiunto delle istituzioni, dei professionisti della salute e della società nel suo complesso sarà possibile ridurre i rischi associati all’alcol e promuovere uno stile di vita più sano e consapevole.

Rispetto all’anno precedente, nel 2021 si è registrata una significativa riduzione del consumo dei farmaci per il trattamento della dipendenza alcolica (-14,2%), soprattutto nelle strutture sanitarie pubbliche (-23,0%).

Questa diminuzione potrebbe essere attribuita alla riduzione degli accessi dei pazienti alle strutture a causa dell’emergenza pandemica da COVID-19. Il farmaco più utilizzato nelle strutture sanitarie pubbliche è il sodio oxibato, mentre il disulfiram e l’acamprosato sono i più comuni nell’assistenza convenzionata.

Le regioni del Nord mostrano un consumo maggiore di farmaci rispetto a quelle del Centro e del Sud, ma con una spesa inferiore. La Valle d’Aosta si distingue per i consumi e la spesa più elevati in Italia, ed è l’unica regione in cui la maggioranza dei pazienti in terapia per la dipendenza da alcol è di sesso femminile.

Gli antidepressivi sono i farmaci più frequentemente co-prescritti per il trattamento della dipendenza alcolica, in linea con le linee guida che raccomandano il loro utilizzo. Ciò riflette anche l’associazione frequente tra dipendenza alcolica e disturbi neuropsichiatrici come depressione, disturbi d’ansia e disturbo bipolare.

Nel 2021 si sono verificati complessivamente 35.307 accessi in Pronto Soccorso con diagnosi attribuibili all’alcol, con una prevalenza di casi maschili.

Le dimissioni ospedaliere con almeno una patologia attribuibile all’alcol sono state complessivamente 45.270, registrando un aumento del 4,2% rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda gli incidenti stradali correlati all’alcol e alle droghe, le informazioni disponibili sono ancora limitate a causa della mancanza di una banca dati unificata. Nel 2021, su un totale di 52.459 incidenti con lesioni, sono stati registrati 5.085 casi di guida in stato di ebbrezza e 1.676 casi in cui è stato riscontrato l’effetto di stupefacenti. Ciò rappresenta rispettivamente il 9,7% e il 3,2% degli incidenti rilevati dai Carabinieri e dalla Polizia Stradale.

Questi dati evidenziano l’importanza di affrontare il problema dell’abuso di alcol in modo completo, con interventi mirati a livello di prevenzione, trattamento e sicurezza stradale. La presa in carico dei pazienti con dipendenza alcolica dovrebbe essere ampliata per includere anche la gestione di altre condizioni patologiche del sistema nervoso centrale che possono contribuire allo sviluppo della dipendenza stessa.

Redazione NurseTimes

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