Home Infermieri Quasi Infermiera 2.0:“Sono sopravvissuta e anche egregiamente a molti ostacoli e pregiudizi”
InfermieriMassimo RandolfiNT News

Quasi Infermiera 2.0:“Sono sopravvissuta e anche egregiamente a molti ostacoli e pregiudizi”

Condividi
Quasi Infermiera 2.0:“Sono sopravvissuta e anche egregiamente a molti ostacoli e pregiudizi”
Condividi

Riceviamo e pubblichiamo l’elaborato di Marilena Marcucci, studentessa di infermieristica con la passione per la scrittura.

Chi è Marilena Marcucci

Mi chiamo Marilena, ho 34 anni, e studio Infermieristica.

In questo diario virtuale, scriverò della mia vita da tirocinante infermiera, racconterò una parte della mia anima e di quello che sono, lasciando aperta una finestra sul mondo che mi circonda, attraverso interviste e articoli infermieristici.


Ad una certa età, ho deciso di fare il test di Infemieristica, ma perchè…recitava una canzone:

“Risposta non c’è o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà…”

A detta degli altri, i motivi per cui una decide di scegliere infermieristica a trent’anni suonati sono, in ordine, secondo preferenza:

  1. “Non sapevi che fare” ;
  2. Non trovavi lavoro, allora hai ripiegato su questo ;
  3. Ti piace pulire sederi, cambiare buste diuresi e rifare letti con angoli di 45°;
  4. Ti senti figa con la divisa da infermiera.

Allora, nessuna delle risposte precedenti date gratuitamente per me, è esatta.

Se decidi di fare infermieristica, quando il cervello ha raggiunto una certa quantità di connessioni cerebrali, è perchè veramente deve piacerti e devi sentirlo.

TUTTO QUA.

Da piccola dicevo che mi sarebbe piaciuto fare il muratore, era più l’idea di costruire qualcosa con le mie mani, in realtà che mi piaceva.

Così, mentre studiavo alle superiori, d’estate ogni anno cercavo di lavorare, facendo lavori qua e là. Dalla commessa in un area di servizio, alla cameriera, alla bracciante agricola sotto i vigneti.

Poi ho iniziato ad aiutare mio fratello, per circa dieci anni nell’attività di famiglia, un Frantoio, e così ho imparato a guidare il carrello elettrico, gestire clienti incazzati perchè devono molire in dieci minuti le olive, calcolare la resa in olio, etc…

Insomma non proprio femminile come lavoro, ma con entusiasmo per vedere crescere i nostri progressi lavorativi, io e mio fratello non ci siamo mai arresi.

Altri lavori, altre passioni… ma la direzione che la mia vita dovesse prendere non ancora era arrivata.

Alle medie dicevo che volevo fare l’archeologa, studiare a Roma e andare in Egitto a scavare reperti. Ma alla fine delle superiori, la mia vena ambientalista, mi portò verso altre scelte.

Di fantasia ne ho sempre avuta, ma la verità che quando incontravo qualcuno che studiava medicina o infermieristica, rimanevo sempre stupita. Io non avrei mai superato un test di quel tipo per entrare in quelle Facoltà, pensavo, e invece mi sbagliavo…

Allora, con tutti gli stronzi che ho incontrato sul mio cammino scolastico, ma per fortuna anche insegnanti che credevano in me e nelle mie capacità, alla fine della fiera, mi sono accorta di non essere deficiente, ma dotata di un quoziente intellettivo nella norma.

In fondo, anche non essendo figlia di medici o di persone facoltose, consentitemi… chi l’ha detto che non potevo riuscire nella vita? Bene, quindi quello che mi avevano confezionato addosso, l’ho portato per tanti anni, e l’autostima se ne andò a farsi friggere, ma alla fine ho imparato a saper rimanere a galla. Sono sopravvissuta e anche egregiamente.

Ho imparato, anche se in realtà non so se si impara, l’empatia, forse è più una dote, a dire il vero.

Perchè scegliere infermieristica, non è dato al caso, ma alla malattia di mio padre. Vedere come non sei ancora pronto a salpare le ancore, e vorresti rimanere aggrappato al porto senza mai partire.

E tu rimani lì, a guardare senza poter fare nulla, alla fine della vita di una persona cara, ma ci sono le infermiere che pensano a tuo padre, ad alleviargli dolori e a dargli dignità fino all’ultimo respiro.

Allora a chi mi dice, perchè infermieristica, voglio dire, metti le mie scarpe ai piedi, e cammina indietro, ripercorri quello che ho vissuto io, forse capirai perchè una a trent’anni sceglie di fare l’infermiera.

Questo, è quello che voglio fare, mi sono detta, assistere…non solo come lavoro, ma come missione, che desse un senso a quello che ho vissuto.

Un saluto a tutti… e a presto.


Ringraziamo Marilena Marcucci per aver voluto condividere con i lettori di Nurse Times la propria esperienza. Chiunque volesse consultare i suoi prossimi articoli, potrà visitare il suo blog personale.

Simone Gussoni

Condividi

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Correlati
LazioNT NewsRegionali

Convegno “Universalità delle cure e sostenibilità dei Ssn in Europa”: appuntamento a Roma il 22 novembre

Nell’ambito delle iniziative correlate al Giubileo 2025, organizzate dalla Conferenza Episcopale Italiana insieme...

LazioNT NewsRegionali

Ostia (Roma), uomo morto per possibile shock anafilattico: indagati tre medici del Centro Paraplegici

Tre medici sono indagati per la morte di Massimo Gialli, camionista 68enne,...

Emilia RomagnaNT NewsRegionali

Reggio Emilia, violenza in Pronto soccorso: 16enne prende a pugni due infermieri

Un episodio di violenza ai danni del personale sanitario si è verificato...