Un nuovo appuntamento con PsicoPoint, la rubrica a cura del dott. Giuseppe Marino sta per avere inizio. Tratteremo il tema dell’evoluzione professionale e dei compromessi che potrebbero essere necessari per sopravvivere.
INFERMIERI: il potere dell’evoluzione
Perché l’oceano professionale non è un posto per giraffe
Conoscete la teoria di Lamarck? Per essere spiccioli, si tratta della teoria evolutiva delle giraffe. Ce la insegnavano a scuola: la maestra ci faceva aprire il libro di scienze su una pagina dedicata ai differenti cambiamenti delle specie nel corso dei secoli e tra tutte le figure spiccava quella di una giraffa dal collo tozzo e dalla statura decisamente più ridotta di quelle che invece conosciamo oggi.
Secondo Lamarck, le prime giraffe che popolavano il mondo erano basse e brucavano a terra o dai cespugli; allora la flora della savana, stufa di dover sempre ripopolare le sue fronde di nuove gemme, decise di allungare i fusti dei suoi alberelli.
Così gli arbusti si fecero più alti e divennero alberi, dando parecchio filo da torcere alle piccole giraffe. Fu allora che una di queste allungò il collo e quindi si evolse. Gli alberi allora misero le spine, per scoraggiare queste nuove giraffe dal collo lungo. Ma le giraffe si munirono di un palato robusto e di una lingua foderata da papille resistenti ai tagli e alle punture.
Secondo Lamarck questa evoluzione andrebbe avanti ancora oggi: una mossa alla volta, finché uno dei due schieramenti non si estinguerà definitivamente e l’altra progredirà nel corso dei secoli.
Ora, questa teoria fu poi confutata: tant’è che nel nostro famoso vecchio libro di scienze a Lamarck segue Darwin ed all’immagine delle giraffa una delle scimmie o di qualche iguana. Ma ciò che è interessante è questa concezione altalenante di un vinto che diventa vincitore, per poi essere nuovamente sconfitto e così via per l’infinità dei secoli, o quasi.
Anche se la teoria evolutiva in sé è stata contestata, non possiamo negare che atteggiamenti simili non facciano parte della nostra quotidianità.
Quante volte a lavoro abbiamo a che fare con ripicche e capricci? Quante volte capita che qualcuno primeggi: avete mai vissuto l’epica battaglia dell’assegnazione delle ferie per le vacanze estive?
Un tripudio di aggressività, dove anche i più grandi professionisti perdono ogni senso di civiltà e scatenano gli istinti primordiali più rettiliani che il nostro strascico evolutivo possa regalarci! Ma senza scadere nell’odissea delle ferie; facciamo mente locale a quante volte abbiamo avuto come l’idea che qualcuno ci facesse un torto, o quando (non neghiamolo) abbiamo pensato di rendergli il favore! E tutto questo a cosa porta?
Beh, Lamarck ci dice che prima o poi qualcuno si estinguerà; e se questo non dovesse accadere in un tempo breve, lo scontro sarebbe comunque sempre continuo tra le fazioni e non ci sarebbe tregua ne serenità.
Vogliamo davvero vivere così?
Ed allora? Quale potrebbe essere la soluzione?
La soluzione potrebbe essere il pesce pilota, Highlander ed unico esponente del genere Naucrates! Pensate che questo pesciolino ha una storia parallela a quella dei più grandi predatori degli oceani: gli squali (e gli squali che conosciamo oggi vivono su questo pianeta da circa un centinaio di milioni di anni!!).
Il rischio di estinzione del pesce pilota? Praticamente nullo. Ma qual è il suo segreto? Il pesce pilota ha instaurato un particolare rapporto con lo squalo: i due animali vivono tra loro in simbiosi.
Il pesciolino, non più grande di 50 cm ha deciso di vivere tra le fauci del grande predatore e, in cambio di una protezione assoluta, fa il dentista! È come se 100 milioni di anni fa pesce pilota e squali si fossero messi al tavolo per discutere di quale fosse la soluzione migliore per entrambi per convivere nello stesso ambiente senza procurarsi danni: ai primi occorreva essere al riparo dai predatori (squali compresi), ai secondi occorrevano dei professionisti dell’igiene dentale, per evitare infezioni e gravi malattie alle loro potenti mascelle.
Pesce pilota e squali convivono in modo pacifico e sereno, tutto grazie ad un iniziale forte impegno da parte di entrambi: perché io immagino che non sia stato facile per un pesce farsi così tanto coraggio da trattare con uno squalo, e d’altronde non deve esser stato neppure semplice per lo squalo placare l’istinto di divorarsi il pesce pilota prima di concludere la trattativa. Ma quel confronto ha prodotto una soluzione che dura da tantissimi anni, e chissà quanto ancora durerà.
Qualcuno potrebbe pensare, beh sì, ma lo squalo è pur sempre uno squalo e quindi gerarchicamente più in alto nella catena alimentare. Ma dentro sappiamo tutti che non è effettivamente così. La lettura che diamo noi al mondo è molto spesso Lamarckiana, dove deve esserci sempre e per forza qualcuno di più prepotente e qualcuno che soffre; qualcuno che si sacrifica e qualcuno che invece abbia solo vantaggi, qualche albero che cresce e qualche giraffa che deve sempre sforzarsi a raggiungerlo.
Ma invece la natura e l’esempio del pesce pilota e dello squalo ci insegnano che può esistere un equilibrio, bisogna impegnarsi a crearlo!
Ed allora non c’è un più forte ed un più debole, ma una potenza comune e salda.
Occorre risoluzione, fermezza ed impegno: serve arrestare un attimo questa corsa frenetica a chi fa meglio e questa continua giravolta di silenzi, sgambetti e ritorsioni.
A volte serve una vera e propria corazza, soprattutto per cominciare questo percorso: ma quando ci si siede ad un tavolo e si ha la forza di dominare gli istinti e la determinazione di voler migliorare il proprio posto di lavoro, beh… allora si diventa davvero piloti della propria professione e padroni di una prospettiva futura dove non ci sono rivalità o svalutazioni del ruolo, ma un generale senso di condivisione, consapevolezza ed appagamento, un equilibrio profondo e duraturo quanto l’oceano.
Proviamo quindi tutti ad allenarci al confronto, all’analisi, alla critica ed all’autocritica, altrimenti passeremo la vita ad allungare il collo senza mai trovare una vera soluzione perché, dentro di noi lo sappiamo, l’oceano professionale non è un posto per giraffe.
Ringraziamo il dottor Giuseppe Marino per l’interessante disamina e Vi aspettiamo tra sette giorni con un nuovo episodio di PsicoPoint.
Nel prossimo appuntamento con PsicoPoint analizzeremo il bisogno degli Infermieri di dover esternare emozioni, di poter parlare con qualcuno di quelle situazioni colpiscono particolarmente, in positivo e in negativo.
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