L’aumento, previsto nella manovra di bilancio, decorrerà da gennaio: 27 milioni ai medici e 63 ai restanti operatori. Probabile proroga fino al 30 giugno 2022 per le Usca.
Per fronteggiare la fuga di personale sanitario dai pronto soccorso il Governo ha deciso di stanziare una nuova indennità. Il Ddl di Bilancio approvato dal Consiglio dei ministri e prevede infatti che “nell’ambito dei rispettivi contratti collettivi nazionali di lavoro è definita, nei limiti degli importi annui lordi di 27 milioni di euro per la dirigenza medica e di 63 milioni per il personale del comparto, una specifica indennità di natura accessoria da riconoscere in ragione dell’effettiva presenza in servizio con decorrenza dal 1° gennaio 2022”.
Probabilmente l’indennità sarà calcolata su base oraria e, ovviamente, chi si sposterà a lavorare in un altro settore la perderà. Il denaro necessario arriverà attraverso il Fondo sanitario nazionale, che è stato incrementato di 2 miliardi all’anno per i prossimi tre anni. Le Regioni saranno quindi tenute a spendere quella quota del Fondo per la nuova indennità, che diventerà parte del rapporto contrattuale e sarà poi inserito negli accordi collettivi.
La decisione, caldeggiata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, tiene conto di diversi fattori. Non ultimo quello delle aggressioni ai professionisti da parte di pazienti o famigliari e conoscenti. Oltre, naturalmente, al fattore stanchezza, come denunciano ormai da tempo sindacati e società scientifiche, che hanno organizzato per il 17 novembre una manifestazione nazionale a Roma.
A quanto si apprende, inoltre, nel Ddl di Bilancio dovrebbero essere prorogate le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca), create dopo l’inizio della pandemia per dare tra l’altro assistenza domiciliare ai casi sospetti e a quelli conclamati di coronavirus, dai quali i medici di famiglia non andavano. Tali Unità continueranno a lavorare fino a giugno 2022, quando partirà la riorganizzazione dell’assistenza territoriale, con la quale dovrebbero entrare a tutti gli effetti nella nuova rete di servizi delle cure primarie.
Redazione Nurse Times
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