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Caso Pedri, licenziato ex primario dell’ospedale di Trento

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Caso Pedri, licenziato ex primario dell'ospedale di Trento
APSS (TRENTO) 30.5.2019 PRESENTAZIONE DATI TUMORE COLLO DELL'UTERO CON TEST HPV NELLA FOTO: SAVERIO TATEO; @MATTEO RENSI - CONFERENZA STAMPA RISULTATI CONTROLLO TUMORE UTERO CON HPV - fotografo: MATTEO RENSI.
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L’Azienda sanitaria ha ufficializzato il provvedimento relativo al dottor Saverio Tateo. Il suo avvocato parla di decisione priva di fondamento, mentre la sorella di Sara chiede di non interrompere le ricerche.

Saverio Tateo (foto), ex primario del reparto di Ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, è stato licenziato. Il provvedimento è stato ufficializzato dall’Azienda sanitaria provinciale a seguito del parere favorevole espresso dal Comitato dei garanti, chiamato a valutare la risoluzione del rapporto professionale alla luce degli “elementi di criticità oggettiva” nella gestione dell’unità operativa evidenziati da un’apposita commissione d’inchiesta.

Sara Pedri

A fungere da detonatore, la dolorosa vicenda legata alla scomparsa di Sara Pedri, ginecologa forlivese di 32 anni della quale non si sa più nulla dal 4 marzo scorso, subito dopo il trasferimento dall’ospedale di Trento a quello di Cles, da cui si era dimessa 24 ore prima di sparire. Il ministero della Salute inviò sul posto i propri ispettori, e l’Azienda sanitaria cominciò a scandagliare, attraverso una lunga serie di audizioni, il clima lavorativo all’interno del reparto, portando alla luce numerosi episodi di intimidazione e maltrattamenti ai danni del personale. Episodi talmente gravi da gettare nel più totale sconforto la giovane dottoressa, inducendola forse a desiderare di farla finita.

«Non ci sono fondamenti che giustifichino il licenziamento, e lo proveremo davanti al giudice del lavoro», ha commentato a caldo il professor Vincenzo Ferrante, legale di Tateo. Intanto sul caso sta indagando anche la Procura, che ha iscritto nel registro degli indagati l’ex primario e la sua vice, Liliana Mereu, oggi trasferita in altra struttura fuori regione, per presunti maltrattamenti e abuso dei mezzi di correzione ai danni di 14 operatori, tra cui la stessa Pedri.

«Dovremo aspettare febbraio per le ricerche in profondità, quando le acque del lago di Santa Giustina inizieranno ad abbassarsi – dice Emanuela Pedri, sorella di Sara –. Il corpo di Sara deve essere ritrovato. E’ una tragedia che non dà pace a noi, agli amici, a tutti quelli che hanno apprezzato l’umanità di mia sorella. Mi auguro che le ricerche non vengano interrotte. Su questo dramma c’è stato un muro di omertà incredibile. Oggi c’è una sensibilità diversa: ciò che è successo a Sara non può andare perso. Ci affidiamo alla magistratura perché faccia luce su quanto accadeva in quel reparto. Noi aspettiamo solo una telefonata che ci dica che hanno ritrovato la nostra Sara».

Redazione Nurse Times

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