L’evento porta alla riflessione sul tabagismo 2.0
“Patient’s death could be first in US linked to vaping, officials say”, questa è l’intestazione dell’articolo pubblicato dalla rivista THE GUARDIAN, in data 24 agosto 2019. Si tratterebbe della prima presunta morte collegata all’uso della sigaretta elettronica: l’identità non è stata resa nota ma si tratta di un adulto che recentemente aveva fatto uso dell’e-cig, ed era stato ricoverato per lo sviluppo di una grave malattia polmonare. Il personale sanitario, a seguito dei vari iter per poter garantire una diagnosi della patologia in questione, ha escluso possibili infezioni batteriche o virali.
Questa però è soltanto la punta dell’iceberg, in quanto dal rapporto pubblicato dal CDC americano (Centers for Disease Control and Prevention) risultano altre 193 persone (tra i 17 e i 38 anni) che sono state colpite da simili sintomi (tosse, affaticamento e respiro corto, vomito e/o diarrea), dal 28 giugno ad oggi. Molte di queste persone coinvolte, hanno ammesso di aver assunto tramite sigaretta elettronica THC o tetraidrocannabinolo, il principale principio attivo della cannabis, ma non si capisce se all’origine dei sintomi vi siano derivati della cannabis, le sostanze contenute nelle miscele per le e-cig, gli stessi dispositivi elettronici o un qualche miscuglio fai-da-te inserito artigianalmente nelle cartucce e poi inalato.
Su tale evento Robert Redfield, direttore del CDC, ha dichiarato:
“Questa tragica morte in Illinois rafforza i seri rischi associati ai prodotti di sigarette elettroniche. Siamo rattristati dalla notizia della prima morte correlata ad una grave malattia polmonare per chi usa sigarette elettroniche o dispositivi per svapare”.
Mentre l’American Vaping Association ha dichiarato di essere fiducioso sugli esiti della vicenda perché le malattie potrebbero essere causate proprio da sostanze contenenti cannabis o altre droghe sintetiche, e non nicotina contenuta nei dei classici liquidi per “svapare”; e che gli agenti federali e le forze dell’ordine dovrebbero cercare di interrompere il traffico illecito (black-market) di prodotti per la sigaretta elettronica contenenti THC o formati nicotinici non a norma di legge.
Tale episodio non è l’unico, infatti si vuole ricordare:
- i casi di 2 morti per esplosione della sigaretta elettronica in Texas e Florida;
- nel 2016 il NEJM (New Enlgand Journal of Medicine) ha pubblicato una lettera con la descrizione di 15 pazienti ricoverati per danni da esplosione di e-cig in meno di un’anno;
- la morte di un neonato in Australia nel 2016 per un’elevata esposizione ai fumi nicotinici derivati dalla sigaretta elettronica e dell’intossicazione da sigaretta elettronica di circa 202 casi (di questi, 76 bambini).
Questi episodi dovrebbero dare spunto a una maggiore riflessione su tale tematica e soprattutto a un’approfondimento da parte delle istituzioni, con maggiori regolamentazioni su un mercato che si fa sempre più strada, non solo tra la popolazione di fumatori abituali, ma soprattutto tra i giovani (garantendo loro un accesso più leggero e immediato, ma altamente pericoloso, al tabagismo, con i danni da esso derivati).
Si lascia alla vostra attenzione, se volete consultare, i seguenti file informativi in formato PDF:
Pasquale Fava
Lascia un commento