Forse per la prima volta una presentazione di un “piano” politico-amministrativo si trasforma in un’assemblea, in questo caso sanitaria e pugliese. Presenti amministratori, operatori sanitari, rappresentanze di ordini professionali e anche politici e giornalisti. Così la chiama il governatore Emiliano, procurandosi anche un legittimo orgoglio di una pratica mai messa in atto prima d’ora.
Ma riavvolgendo il nastro si capisce chiaramente che si andrà a discutere di un piano che verrà approvato con delibera di giunta cosi com’è nonostante tutte le rassicurazioni della squadra Emiliano che parlano di puntata zero di una rivoluzione, di target minimi e modifiche possibili.
C’ero alla presentazione, mi sono iscritto a parlare e nel contempo ho udito il solito – a torto o a ragione – svuotatoio di problemi e ansie dei primi cittadini che difendevano il proprio campanile ed altri illustri ospiti che ci indicavano la strada della ricerca e dell’innovazione tecnologica il tutto senza rispettare i 3 minuti previsti. Poi il tempo per me era scaduto ed un turno pomeridiano si doveva presenziare. Pazienza.
Ma, cosa avrei voluto dire per contribuire alla discussione:
“Ho 33 anni, probabilmente pochi per assistere al terzo piano di riordino della rete ospedaliera in 10 anni. Tutta fortuna. I passati piani tutti abortiti per mille motivi che non stiamo qui a discutere, quindi discutiamo del prossimo piano nascituro che si basa su tre principi fondamentali. Gli standard del D.M. 70 che sancisce gli standard sanitari che possono anche andarci bene perchè costruiscono il presupposto sul quale un ospedale o U.O. si mantiene in piedi perchè produce, produce dei risultati calcolabili e tacitamente sovrapponibili con l’introito economico per tenerli in piedi.
I criteri economici, che non vanno bene: candidamente il dott. Gorgoni ed il Governatore ci stanno dicendo che gran parte delle Asl saranno già da quest’anno in piano di rientro (non dal 2017 come prevede la legge) e chi sarà a pagare se non rispettati gli standard e obiettivi saranno i direttori di struttura.
Terzo criterio, quanto personale serve per mantener il sistema pubblico capace di soddisfare i bisogni dei cittadini: mi sembra una domanda facile a cui rispondere, la spesa del personale al 2004 decurtata del 1,4% rappresenta da quasi un decennio la matrice ed il vero fulcro della gestione della cosa sanitaria pubblica compreso gli sprechi. In sostanza insufficiente. Sta tutto qui.
Ma facciamoci passare il Piano come cosa giusta, dovuta e soprattutto discussa: alla ratio di tutto ciò si aggiunge un criterio in più a quelli enunciati in precedenza, ovvero quello della deospedalizzazione delle cure. Ovvero canalizzare gli “acuti” negli ospedali e gli altri ad un servizio o rete territoriale. Esatto rete territoriale che auspicavo fosse presentata parallelamente al riordino della rete ospedaliera: ma niente, purtroppo.
Caro governatore, se ci sono dei rami secchi – fonte di spreco e mal utilizzo delle risorse materiali ed umane – bisogna tagliargli e siamo d’accordo, ma quando si riorganizza lo si fa anche su quello che sono le peculiarità territoriali, i bisogni regionali, l’epidemiologia, la tecnologia, la ricerca, l’edilizia sanitaria (abbiamo fondi da stanziare?) e soprattutto lo si fa con il personale e le professionalità presenti e che formiamo nelle nostre università pugliesi.
Lo sa che ogni 3 infermieri che si formano uno è precario se va bene in una Asl o se va male in cooperativa a 4 euro l’ora, uno emigra nel Nord Europa, l’altro è disoccupato.
Infermieri, Infermieri ed Infermieri: se non si dotano le sale operatorie di infermieri per poterle far funzionare ci scordiamo che una frattura di femore venga operata entro le 48 ore e che ritorni subito a domicilio assistito da un infermiere domiciliare: questo è solo un esempio tra tanti.
L’infermiere di Famiglia auspicato dal Sindaco Rignano Garganico, il See and Treat nei Pronto Soccorso, il nuovo protocollo del 118 regionale.
E poi quando si inizierà a valorizzare come perni del management saniatario la professione infermieristica fatta di coordinatori infermieri e Dirigenza formata. La sanità avrebbe una visione diversa da quella medico-centrica, ma multidisciplinare e Lei Governatore ne sarebbe fautore e testimone.
Insomma i tagli vanno bene quando creano ricchezza da reinvestire e ridistribuire, a me pare invece che i disservizi che inevitabilmente si creeranno verranno spostati altrove in qualità di servizi in quel mondo chiamato sanità privata. Ma spero di sbagliarmi e mi approccio con estrema fiducia a questa ennesima nuova fase.“
Nicola Tortora
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