Proponiamo il racconto della vicenda, per fortuna a lieto fine, pubblicato dal quotidiano il Centro.
L’immagine del loro piccolo Francesco sedato, intubato e in lotta tra la vita e la morte in un letto d’ospedale sarà impossibile da dimenticare. Ma se Diego Angelozzi e Manuela Di Nardo Di Maio hanno potuto riabbracciare il loro bambino e vederlo sorridere di nuovo, il merito è della professionalità e della tempestività dei medici dell’ospedale di Pescara. Ed è per questo che i genitori montesilvanesi, a distanza di mesi da quell’incubo e nella giornata dedicata ai lavoratori, hanno deciso di raccontare la loro storia: per ringraziare quella categoria di professionisti e per ribadire che vaccinare i propri bambini è davvero importante. Mamma e papà hanno autorizzato la pubblicazione della foto e dei dati riguardanti il loro bambino.
Tutto ha avuto inizio la sera dell’11 maggio 2018 quando Francesco, 5 anni, era a casa con i nonni perché i suoi genitori erano in ospedale ad accudire il suo fratellino di un anno colpito dal morbillo, ancora troppo piccolo per il vaccino. «Mi ha chiamato mia madre allarmata – racconta Manuela –, dicendo che Francesco aveva difficoltà a respirare. Siccome da sempre soffre di broncospasmo, in un primo momento non mi sono preoccupata eccessivamente, nonostante lui continuasse a ripetere “Aiuto, soffoco, soffoco!”. Mi ha spiegato che aveva come l’impressione di avere qualcosa alla gola che gli impediva di respirare».
A quel punto la madre, già in ospedale, si rivolge al Pronto soccorso pediatrico per avere indicazioni. «La dottoressa Alessandra Scaparrotta, che non finiremo mai di ringraziare – prosegue –, si è subito resa conto della gravità e ci ha suggerito di non attendere neanche l’ambulanza, ma di portare subito il bimbo al Pronto soccorso. Una volta arrivato qui ed entrato in codice giallo, però, Francesco non mostrava alcun miglioramento e continuava ad avere crisi respiratorie, nonostante ben quattro aerosol di adrenalina e cortisone».
A quel punto il codice di Francesco, da giallo, è diventato rosso e la pediatra ha allertato altri specialisti, tra cui il rianimatore. «Vederlo arrivare con tanto di defibrillatore ci ha gettato nel panico più totale – confessa la mamma –. Intanto l’otorino, con una sonda, aveva trovato un edema alle corde vocali che peggiorava a ogni colpo di tosse del bimbo e ormai lo spazio in cui passava l’aria era più stretto di una collanina. Ma nessuno riusciva a capire il motivo, dal momento che anche i raggi avevano escluso che Francesco potesse aver ingerito involontariamente qualcosa».
La situazione peggiorava di minuto in minuto, con il piccolo che rimaneva troppo spesso in apnea. Ricorda ancora Manuela: «I medici hanno deciso quindi di trasferirlo in Rianimazione per avere meglio la situazione sotto controllo, ma ci hanno anche detto di prepararci a tutto. Lui stesso, entrando vigile e vedendo qualche paziente con gli occhi chiusi, mi ha chiesto “Mamma, sono tutti morti e sono morto anche io?”».
A quel punto, dopo l’ennesima crisi, il bambino viene messo in coma farmacologico e intubato, mentre tutto l’ospedale è in allerta: «Sono arrivati i primari di tutti i reparti per cercare di capire che cosa avesse. Fino a quando l’infettivologo, guardando la bocca di Francesco, ha finalmente capito il problema: era il morbillo che lo aveva attaccato internamente dalla bocca in giù. Sul corpo, infatti, non aveva neanche una macchiolina».
Una volta scoperta la causa, dopo 24 ore di coma farmacologico e massicce dosi di antibiotico, Francesco è uscito dalla Rianimazione. «Vederlo arrivare nel reparto di Pediatria con i tantissimi palloncini azzurri di cui l’ha circondato il personale della Rianimazione è stata un’emozione incredibile – confessa Manuela in lacrime –. Dopo oltre 20 giorni di ospedale, finalmente siamo tornati a casa e lui è potuto andare all’asilo a ritirare il diplomino della recita che aveva perso a causa della malattia. È una brutta avventura che io, Diego e le nostre famiglie non dimenticheremo mai. Se ha avuto un lieto fine, è grazie a tutti i professionisti dell’ospedale di Pescara, a cominciare dalla dottoressa Scaparrotta, passando per i medici della Rianimazione, fino ad arrivare al primario di Pediatria, Giuliano Lombardi, e a tutti gli infermieri del suo reparto, specialmente Lulù e Francesco. È a loro che vai il nostro più grande ringraziamento».
Ma non basta. I genitori montesilvanesi vogliono lanciare anche un altro appello: «Vaccinate i vostri bambini, perché è davvero troppo importante. Il nostro Francesco non era ancora vaccinato a causa del broncospasmo e delle relative medicine, che gli hanno impedito di sottoporsi alla vaccinazione ogni volta che avevamo l’appuntamento. Questo anche a causa dei lunghi tempi di attesa tra un appuntamento fissato e quello successivo. Ma se tutti i bambini che possono vaccinarsi senza problemi lo facessero, si ridurrebbe drasticamente il rischio per chi, come Francesco, non ha fatto in tempo a farlo».
Redazione Nurse Times
Fonte: il Centro
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