L’Ospedale Civile Santo Spirito è centro di riferimento regionale: oltre mille casi trattati nel 2018.
L’Ospedale Civile Santo Spirito di Pescara è il centro di riferimento regionale per gli accessi venosi grazie al Tama, il Team aziendale multidisciplinare degli accessi vascolari, che ieri ha fatto il bilancio dei primi cinque anni di attività, durante i quali ha rivoluzionato il modo di infondere terapie e trasfusioni nelle vene dei pazienti, migliorando radicalmente la loro qualità della vita.
Il Tama, coordinato dall’ambulatorio Hospice e cure palliative, è composto da nove infermieri di diversi reparti che, dopo essersi specializzati e aver conseguito master al Policlinico Gemelli di Roma sotto la direzione del dottor Mauro Pittiruti, procedono all’acquisizione degli accessi venosi dei cateteri venosi centrale e periferico picc e midline: «Entrambi vengono impiantati nel braccio – spiega Rossana D’Amico, coordinatrice infermieristica dell’Hospice e cure palliative –, utilizzando l’ecografo per ottimizzare la procedura. Il primo arriva in prossimità dell’atrio destro del cuore. Il secondo, più corto, arriva invece in prossimità della vena succlavia. L’intera procedura viene realizzata autonomamente dagli infermieri».
Nel 2018 ne hanno posizionati, in ambulatorio, nei reparti ospedalieri o a domicilio, ben 1.213. Un accesso venoso di questo tipo è stabile e può essere utilizzato per mesi, anche per anni: «Non tutti i farmaci possono essere infusi in vene piccole – continua la D’Amico –. Pensiamo alle terapie antibiotiche da applicare agli anziani con sepsi, alle terapie chemioterapiche, alle trasfusioni di sangue, ma anche alle infusioni di mezzo di contrasto, ai trapianti di cellule staminali o di midollo e alle terapie di supporto dei malati terminali. Con un accesso venoso stabile, senza pungere il paziente ogni volta, l’utente può fare la terapia a casa, riducendo la degenza in ospedale e i costi».
Ammonta a soli 90 euro l’impianto di un catetere picc o midline, contro i 400 euro per i cateteri di vecchia generazione, che richiedevano l’uso della sala operatoria e giorni di ricovero. «Queste nuove metodiche – sottolinea Armando Mancini, direttore generale della Asl di Pescara – consentono di curare malati cronici con un procedimento indolore, che consente loro di fare una vita pressoché normale».
Con una specifica copertura, i pazienti possono anche andare al mare o in piscina. Ma l’utilizzo dell’ecografo da parte degli infermieri, generalmente usato dai medici per fare diagnosi, ha provocato polemiche. «Gli infermieri – precisa Marisa Diodati, dirigente medico responsabile dell’Hospice e cure palliative – lo usano solo per non creare danni alle strutture circostanti, eliminando quasi del tutto effetti collaterali e complicanze per il paziente».
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Messaggero
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