Non contabilizzato un passivo di 31,6 milioni dal 2009 al 2012. Le accuse: abuso d’ufficio, truffa e falso in bilancio.
Bilanci falsi al Policlinico San Matteo di Pavia dal 2009 al 2012: non era stato contabilizzato un passivo di 31,6 milioni di euro, ma c’erano anche irregolarità negli affidamenti di gara e truffa. Una vicenda per cui il gup di Pavia ha disposto ieri il rinvio a giudizio per tredici persone, tra funzionari, membri del collegio sindacale, dirigenti in ambito amministrativo.
Il 19 marzo 2020 si aprirà il dibattimento per: Maurizio Panciroli, dirigente della struttura di gestione e acquisizione risorse e logistica del policlinico; Armando Santi, dirigente della struttura economico finanziara; Franco Marazza, dirigente della struttura dei servizi amministrativi per le attività di ricerca; Rodolfo Lodi, coordinatore degli infermieri, Olivia Piccinini, funzionaria; Giacomo Giordano, titolare della coop Meridional (addetta ai lavori di pulizia). Alla sbarra anche i sindaci (revisori dei conti) Annunziata Rosito, Fabrizio Di Giampietro, Angela Martinetti, Patrizia Carraro, Marco Ceolin, Angela Affinito e Giamberto Cuzzolin. A vario titolo sono accusati di abuso d’ufficio, truffa e falso in bilancio.
A Santi, in particolare, dato il suo ruolo dirigenziale, nel capo d’imputazione è contestato di aver omesso consapevolmente di curare la regolare tenuta del libro giornale, documento indispensabile per supportare la redazione del bilancio e strumenti previsto dalla legge, nonché di indicare nei bilanci costi effettivi, riconducibili a debiti verso i fornitori. Costi che, appunto, complessivamente raggiungerebbero la cifra di 31,6 milioni di euro. È stata invece stralciata la posizione del quattordicesimo imputato, il direttore scientifico Remigio Moratti, per una questione burocratica: aveva chiesto di essere interrogato dagli inquirenti, ma non era stato convocato entro i venti giorni previsti dalla legge. Quindi il Gup non ha potuto esprimersi su di lui e ha rimandato gli atti alla Procura, solo per il suo caso. Inoltre, il gup ha dichiarato prescritti i reati di falsità materiale e falsità ideologica commessi prima del 2010, nonché caduta in prescrizione un’accusa di truffa del marzo 2012.
Secondo le accuse, i soldi mancanti non sarebbero stati sottratti, ma i bilanci risultavano sempre in pareggio: le spese, per un totale di 31,6 milioni, non erano state contabilizzate. Nei bilanci non era quindi stata evidenziata la passività per quella cifra, soldi spesi per le varie attività del San Matteo. “Inducendo in errore i membri del consiglio di amministrazione facevano sì che gli stessi, nell’esercizio delle proprie funzioni di pubblici ufficiali attestassero falsamente il pareggio di bilancio nelle deliberazioni di adozione definitiva dei bilanci di esercizio”, si legge nel capo d’imputazione a carico dei sindaci.
L’abuso d’ufficio contestato a Panciroli e Piccinini, invece, è per aver procurato “alla società Meridional un ingiusto vantaggio patrimoniale, consistito in plurimi affidamenti e proroghe tra il 2009 e il 2014 di appalti pubblici”, quali fornitura di contenitori per la raccolta differenziata. La truffa, poi, è contestata per aver fatturato e pagato servizi di pulizia e sanificazione che non sarebbero stati effettuati. Ora tutta la questione sarà approfondita in dibattimento. «Ci troviamo a dover rispondere di una vicenda soggetta a un provvedimento di archiviazione del 2016 e poi riesumata con una consulenza tecnica – spiega il difensore di Olivia Piccinini, l’avvocato Marco Casali –. Affrontiamo serenamente il dibattimento». Non si sono costituite parti civili.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Giorno
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