Il dolore per la svanita nel nulla della giovane dottoressa, presumibilmente vessata dai suoi superiori (indagati e allontanati dalla struttura), ha scosso l’ambiente, ma non ha compromesso la qualità dei servizi offerti all’utenza.
Sono cambiate tante cose nell’Unità operativa di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Trento da quando è scoppiato il caso Sara Pedri, la ginecologa 31enne di Forlì svanita nel nulla lo scorso 4 marzo, dopo le dimissioni rassegnate il giorno prima. A cominciare dalla posizione dell’allora primario Saverio Tateo, costretto ad abbandonare la struttura per effetto delle indagini riguardanti le presunte umiliazioni da lui inflitte alla giovane collega sul posto di lavoro.
Al suo posto è arrivato il dottor Fabrizio Taddei, che per ora preferisce restare lontano dai riflettori, dividendosi tra Rovereto e Trento, ma ci tiene a rassicurare tutti sugli elevati livelli di qualità offerti dal reparto. Anche perché “qui non c’era un deterioramento dal punto di vista assistenziale”. Il nuovo primario, tuttavia, ammette: “All’inizio si respirava aria di grande tensione e tristezza, soprattutto per quanto si continuava a leggere sui media e per il destino toccato a quella giovane professionista. Adesso sono tutti un po’ più sereni. Non ho dovuto fare grossi interventi, perché dove ci sono validi elementi il reparto funziona. Tutti collaborano molto bene e anche lo staff dell’equipe non medica merita menzione in questo senso”.
Le parole di Taddei trovano conferma nei numeri. Dal 12 al 31 luglio sono stati infatti eseguiti 42 interventi chirurgici ginecologici. E nel mese di agosto addirittura 61. Il numero dei parti, invece, resta quello del 2020: sono stati 1.700 dall’inizio dell’anno, per una media di 200 al mese all’ospedale Santa Chiara e 100 a Rovereto.
Anche la viceprimaria Liliana Mereu, sulla quale pesano gli stessi sospetti riguardanti Tateo – pare che una volta abbia persino schiaffeggiato Sara Pedri in sala operatoria, davanti a tutti, intimandole di andarsene -, è stata trasferita in un’altra struttura operativa. Senza i due indagati, l’organico medico si è ridotto, ma i turni sono stati comunque coperti. “Ovviamente abbiamo garantito riposi e ferie a Trento, a Rovereto e anche a Villa Igea, dove c’è il day hospital – spiega Taddei –. Ci sono anche medici che si sono spostati da un’unità all’altra per garantire i turni, e voglio ringraziarli per il loro grande senso di sacrificio e disponibilità”.
Redazione Nurse Times
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