Non è cosa certamente nuova. Nel tempo si era creata una profonda frattura tra la professione reale e la sua rappresentanza ordinistica (FNOPI ORA ED IPASVI PRIMA)
Una questione spinosa e davvero poco edificante che si trascina ormai da molti anni, tanto che basta leggere i commenti dei colleghi sui vari social quando si trattano questi argomenti, basta vedere quanto profonda è l’avversione alla tassa annuale che tutti noi dobbiamo pagare e basta vedere come le richieste che salgono dalla professione reale siano totalmente inascoltate ed anzi quasi derise.
Dispiace molto dover costatare questa strana situazione, anche perchè con il primo mandato della FNOPI sembrava che ci fosse un minimo di interesse a questo aspetto e che si volesse tentare di colmare questo gap.
Dispiace ancora di più aver visto scemare questo interesse ed aumentare a dismisura questo gap tra vertici della nostra rappresentanza professionale e professione reale fino al punto di percepire una convinzione radicata: la Fnopi sia divenuto ormai più un nemico per la nostra professione.
Sia chiaro che questa situazione mi rammarica molto, perchè invece dovrebbe essere l’esatto contrario. Chi mi conosce sa benissimo quanto impegno profuso per stimolare un dibattito interno affinchè ci si rendesse conto che questo gap andava colmato e che in questo senso si doveva fare qualcosa di importante.
Personalmente credo che la necessità di un ordine presente ed attivo sia un bene per tutti noi, ma lo è solamente alla condizione che sia IL NOSTRO ORDINE, quello di tutti noi infermieri e non meramente l’ordine di una ristretta élite o un qualcosa che deve esserci e si trascina avanti senza idee e senza una reale forza politica oppure senza nessuna reale volontà politica di rappresentare quei 450.000 infermieri Italiani che si vantano “solo a parole” di rappresentare.
Sia ben inteso per tutti che non sono qui ad esprimere una critica inconcludente e demagogica che sarebbe sterile e fin troppo facile. Non è questo che mi interessa perchè credo sia importante e necessario avere un ordine. Non critico nemmeno le persone ai vertici in quanto tali, molti li conosco personalmente e li considero per molti versi amici, ma un amico non sarebbe tale se non avesse un ruolo di critica costruttiva e si appiattisse su una comoda posizione del “tutto va bene”.
La recente notizia che la Federazione vorrebbe chiedere un aumento dai 5 ai 10 euro del contributo che ogni OPI provinciale deve versare alla FNOPI con un inevitabile aumento della tassa che noi tutti dobbiamo versare mi giunge come un fulmine a ciel sereno. Anche e soprattutto perchè non mi risulta e non risulta a nessuno che ci siano stringenti bisogni di bilancio a giustificare questa scelta, anzi risulta che il bilancio della federazione sia ampliamente in attivo.
Credo che in un momento storico come questo in cui il divario tra ente e professione è particolarmente grave, direi addirittura quasi a sfiorare un punto di non ritorno, non sia utile ed anzi molto deleterio procedere con un aumento incompreso ed incomprensibile.
Avete un idea di come passerà questa notizia all’interno di tutta la professione, di quei 450.000 infermieri che dite di rappresentare? Avete idea di che importante argomento sarebbe fornito ai picconatori dell’ente? O di quale violento sconvolgimento questo porterà nei rapporti già così gravemente compromessi tra professione ed il suo ente di rappresentanza?
Credo fortemente nel nostro ordine, ma credo altrettanto fortemente che in questo momento lo stesso non stia facendo affatto gli interessi della professione diffusa, ma stia facendo gli interessi gli interessi di una ristretta élite. Una élite autoreferenziale. Con una base professionale che soffre una de-professionalizzazione, demansionamento, con una riduzione dei salari (mi preme ricordare che i 450.000 infermieri che vi fregiate di rappresentare percepiscono uno salario tra i più bassi d’Europa, solo Grecia ed Estonia sono di poco sotto i nostri).
Carissimi colleghi che vi siete autoeletti a rappresentare gli infermieri, perchè quello che è accaduto con le elezioni “democraticamente bulgare” per il rinnovo delle cariche ha rappresentato un indecente balletto di poltrone all’interno di una élite prestabilita, Quando a votare per un rinnovo così importante (gli OPI) non si riesce a portare se non il 5% mediamente (con punte del 1\2 % in importanti OPI Provinciali come ad esempio Roma) della professione infermieristica, come si può pretendere di definire rappresentativo quel risultato?
Questo dato avrebbe dovuto suggerire a tutti che tra l’ente e la professione qualcosa non funziona ed ancor di più non ha funzionato in sede di organizzazione delle stesse elezioni.
Affrontare i problemi che la attanagliano, invece di continuare ad abdicare, iniziare a parlare una lingua comprensibile agli infermieri e disegnare un futuro di valorizzazione delle competenze mettendo un pochino da parte questa politica, calandosi nelle infinite competenze dei nostri professionisti.
Declinare una formazione fatta da infermieri e per infermieri, declinare le competenze avanzate per TUTTI, pretendere un rispetto contrattuale che tenga conto della infungibilità della nostra professione, un contratto che certamente spetterà ai sindacati discutere.
Un impegno della Federazione su questo fronte significa avere la forza e forse ancor di più la voglia di andare a bussare alla porta della politica per pretendere modifiche legislative che pongano gli infermieri in un area dirigenziale autonoma: questa funzione rientra nei compiti di un ente ordinistico perchè non è discutere un contratto, ma discutere di norme dello Stato.
Insomma credo sia giunto il momento che si inizi a parlare di valorizzazione della professione e di riconoscimento del suo valore concreto e reale perchè di “pacche” sulle spalle finora ne abbiamo viste tante, ma di sostanza davvero poca, pochissima.
Solo in questo modo, invertendo la rotta ed iniziando a rivolgersi alle istanze che salgono prorompenti dai 450.000 INFERMIERI, forse e spero, si potrà colmare un vuoto che rappresenta in definitiva l’essenza stessa della profonda frattura tra ente e professione,
Noi infermieri sappiamo bene che per far saldare una frattura ci vuole tempo e mezzi di sintesi, ci vuole un collante che tenga insieme i pezzi ed in questo momento l’ordine ha bisogno di un apparecchio gessato che lo tenga insieme ed insieme ai suoi 450.000 iscritti e questo apparecchio gessato non può che essere la sua base professionale: siamo noi infermieri.
Bisogna allora che lor signori e lor signore scendano da quel piedistallo autoreferenziale che si sono costruiti e che tornino a calcare le unità operative, i reparti, a dialogare con la professione, con tutti quegli infermieri che sono delusi, sfiduciati, frustrati e sconfitti dal loro agire di questi anni, ancor più acuito nel momento di maggior bisogno di vicinanza: quello pandemico.
Noi tutti rivogliamo il nostro ordine, e sotto la sua bandiera ritrovare l’orgoglio di essere infermieri, tornando ad essere orgogliosi del nostro ordine.
Angelo De Angelis
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