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Opi Taranto “L’Infermieristica ieri, oggi e domani”

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Opi Taranto "L’Infermieristica ieri, oggi e domani"
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La figura dell’infermiere ha subito una grande evoluzione nel corso della storia. Dal punto di vista formativo è diventato sempre più esperto acquisendo sempre più competenze grazie al percorso universitario, attraverso l’aggiornamento costante attraverso il sistema ECM (educazione continua in medicina), le conoscenze basate sulle EBN (Evidence Based Nursing), nonché sulle evidenze scientifiche. L’Assistenza infermieristica negli anni si è arricchita di competenze scientifiche relazionali e tecniche evolute, tanto che oggi l’infermiere è uno dei professionisti centrali per sviluppare la nuova organizzazione e i rinnovati modelli assistenziali previsti dal nuovo piano sociosanitario.

Il processo di assistenza infermieristica si basa, infatti, su fasi pianificate di RESPONSABILITA’ che puntano alla realizzazione del prodotto “SALUTE”, attraverso un processo dinamico e ciclico dove il piano di assistenza viene rimodulato in base alle risposte della persona assistita. 

L’Infermiere per missione e prerogative di legge, è il professionista sanitario che costantemente agisce al fianco della persona assistita, guidato nel suo agire professionale dal Codice di deontologia professionale che ne delinea condotta e responsabilità.

L’Infermiere, dunque, agisce secondo i principi di:

  • beneficenza e non maleficenza: l’infermiere, da un lato, si adopera per garantire la promozione degli interessi dell’utente, dei vantaggi e dei risultati migliori possibili per l’assistito (beneficenza) e, dall’altro, per prevenire, rimuovere ed educare ad evitare le situazioni pericolose per sé e per gli altri (non maleficenza);
  • autonomia: l’infermiere crea i presupposti affinché l’assistito (o il tutore, in caso di minori, disabili psichici o soggetti incapaci di intendere e di volere) possa prendere le sue decisioni sanitarie in maniera autonoma nel rispetto delle diversità culturali e di pensiero;
  • giustizia: l’infermiere tratta ogni singolo assistito nel rispetto della propria dignità e organizza la distribuzione di tempo e risorse disponibili in base ai bisogni di ciascun utente secondo il concetto di equità (fornire a ciascuno ciò di cui ha bisogno per raggiungere un determinato obiettivo), piuttosto che di uguaglianza (fornire a tutti, indistintamente, le stesse prestazioni).

A questi tre principi basilari se ne aggiungono altri tre, ad essi strettamente connessi:

  • veridicità: l’infermiere dice il vero all’assistito, poiché se così non fosse non sarebbe garantito il diritto all’autodeterminazione del paziente. Acquisisce specifiche tecniche di comunicazione attraverso le quali risponde e aiuta assistito e famiglia a comprendere la situazione clinica in oggetto;
  • fedeltà: l’infermiere garantisce fedeltà ai propri impegni professionali che si riassumono nell’offrire un’assistenza competente ai pazienti, indipendentemente dalla loro età, religione, etnia, sesso o dai valori personali dell’infermiere stesso;
  • riservatezza: l’infermiere, per proprio principio professionale e per obbligo di legge, tutela la riservatezza di tutti i dati che riguardano il paziente nei confronti di chi non appartiene all’équipe sanitaria che si occupa dell’assistenza alla persona. Il principio di riservatezza si applica anche nei confronti dei familiari dell’utente, fatto salvo il caso in cui il paziente stesso abbia dato il proprio consenso al rilascio di informazioni.

La professione infermieristica, pertanto, per poter esprimere tutto il suo potenziale richiede serenità psichica, vigilanza, attenzione nei processi di assistenza, capacità di accogliere l’altro e, spesso, sacrificio.

Recentemente accade, però, che la serenità mentale dell’infermiere è costantemente messa a dura prova dal momento che in contesti lavorativi quali ospedali, cliniche, RSA ecc, vi sono ritmi frenetici, turni massacranti senza tempi di recupero sufficienti.

In tali contesti viene meno il rapporto Infermiere/Persona assistita e viene minato un aspetto centrale del processo assistenziale quale “la relazione è tempo di cura”

Le tante responsabilità, le difficoltà di corsia, la carenza di personale, tra cui quella del personale di supporto, l’assenza di modelli organizzativi efficienti e le scelte molto spesso incongrue  dei vertici aziendali, sono un continuo sopraffarsi contribuendo sensibilmente ad un’azione sinergica di fattori stressogeni.  

La professione infermieristica facendo parte delle “professioni di aiuto” è una professione che prevede un rapporto diretto con l’utente che si pone in una posizione di richiesta di aiuto, aspettandosi dall’infermiere specifiche risposte, dalle quali dipendono il benessere del richiedente.

Oltre a questi fattori, si aggiungono una serie di determinanti esterni che ne aumentano in percentuale il rischio.

Tra i fattori stressogeni che interessano la professione infermieristica rientrano sia i fattori intrinseci tipici della professione come continue situazioni di emergenza tra la vita e la morte, pressioni, frenesia, sia fattori estrinseci correlati all’organizzazione aziendale, che non si cura di valorizzare le potenzialità del personale, non intervenendo sul fabbisogno di personale, impedendo di erogare un’assistenza di qualità.

Gli scenari che si sono aperti da qualche anno, non sono dei migliori. Il peggioramento del panorama economico, i tagli delle risorse finanziarie ed umane, si sommano al cambiamento della società che invecchia e si cronicizza, mutando il bisogno di assistenza.

A causa di queste problematiche continuano a verificarsi situazioni drammatiche. Recentemente, infatti, ha perso la vita in un incidente stradale avvenuto sulla strada provinciale che collega San Vito dei Normanni a San Michele Salentino, nel Brindisino, un’ infermiera di 27 anni, Sara Viva Sorge, di San Vito dei Normanni (Brindisi). La collega ha perso la vita per un incidente in itinere mentre lasciava il lavoro e aveva svolto due notti consecutive dopo un turno settimanale piuttosto impegnativo, dato il carico di lavoro a cui veniva sottoposta unitamente a tutti i dipendenti della struttura.

Siamo di fronte, purtroppo all’ennesimo caso in cui ad uccidere non è il contagio da SARS-CoV-2, ma lo stress lavoro-correlato dovuto a turni massacranti dovuto alla carenza di personale.

Gli infermieri italiani pur essendo indispensabili per il funzionamento del SSN sono troppo pochi, pur lavorando di più e guadagnando molto meno dei colleghi europei. I decessi sui luoghi di lavoro continuano a rappresentare un drammatico bollettino di guerra sul dobbiamo fermarci e riflettere.  

Vi è sgomento e profonda tristezza da parte di tutta la Comunità professionale infermieristica a causa della morte della nostra giovane collega, che è volata via dopo aver assistito in maniera olistica gli ospiti della sua struttura.

Mentre nel giuramento di Florence Nightingale gli infermieri promettevano davanti a Dio e in presenza dell’assemblea, di vivere degnamente e di esercitare fedelmente la propria professione, nel giuramento attuale gli infermieri promettono di mettere la propria vita al servizio della persona umana ed è proprio questo ciò che è accaduto alla nostra giovane collega.

In questa situazione sarà difficile attuare la missioni 6 – Salute del PNRR e tutti i principi ispiratori della riforma del SSN. Principi che rischiano di rimanere solo principi o buone intenzioni.

L’OPI di Taranto si unisce al dolore della famiglia della collega 

Dott.ssa Monica Cardellicchio – Segretaria Commissione d’Albo Infermieri OPI Taranto

Dott. Pierpaolo Volpe – Presidente OPI Taranto

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