L’Ordine orobico è intervenuto sull’episodio di violenza che si è verificato martedì scorso all’ospedale “Papa Giovanni XXIII”.
“Non vogliamo lasciare solo nessun collega. L’infermiere non è un bersaglio, non è un capro espiatorio, non è un contenitore inerme dove riversare rabbia, frustrazione e inefficienze del sistema”. L’Ordine delle professioni infermieristiche di Bergamo interviene in merito a quanto successo nella serata di martedì 31 luglio al pronto soccorso dell’ospedale “Papa Giovanni XXIII”, dove un infermiere si è visto sferrare un pugno in pieno volto da uno dei rom che accompagnavano una bambina, pretendendo che venisse soccorso prima di altri pazienti che versavano in condizioni ben più gravi. Il comunicato dell’Opi orobico continua come segue.
“L’infermiere è un professionista alleato del cittadino e tutto il Servizio sanitario nazionale deve impegnarsi affinché questa alleanza possa esprimersi al meglio, al fine di aumentare sicurezza e fiducia. L’Ordine delle professioni infermieristiche di Bergamo tutela e rappresenta quasi 7.000 professionisti infermieri della provincia di Bergamo.
Alla luce dell’ennesimo caso eclatante di violenza presso il pronto soccorso dell’ASST Papa Giovanni XXIII ai danni di un collega, la presidente Beatrice Mazzoleni e il consiglio direttivo dell’Opi di Bergamo esprimono solidarietà al collega e a tutti i colleghi vittime di aggressioni fisiche e verbali o che rischiano di esserlo durante l’espletamento delle proprie funzioni presso le strutture sanitarie.
Opi Bergamo giudica gli atti di violenza sui professionisti inaccettabili e sollecita interventi di prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari. Numerosi studi internazionali indicano che gli infermieri in pronto soccorso sono, tra i professionisti sanitari, i più esposti ad atti di violenza nel corso dell’attività lavorativa. Il Consiglio nazionale della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, infatti, già a fine 2017 ha messo a punto un documento ufficiale in cui si sottolinea come la violenza sul posto di lavoro è un problema che investe i paesi di tutto il mondo. La Fnopi a tal proposito contribuisce ad analizzare il fenomeno al tavolo dell’Osservatorio per la sicurezza e la prevenzione della violenza sugli operatori sanitari, istituito al ministero della Salute e del quale la Federazione fa parte.
A livello nazionale, il 25 luglio 2018 il ministero della Salute ha proposto ai ministeri di Interno e Difesa una rimodulazione del piano di utilizzo del contingente di personale militare adibito all’operazione ‘Strade sicure’, affinché sia impiegato anche per la sicurezza ed il controllo dei presidi sanitari ed ospedalieri”. A livello provinciale, nel 2016 è stato condotto il percorso formativo ‘Come prevenire e gestire le aggressioni in pronto soccorso’ con 6 eventi formativi svoltisi in diversi presidi ospedalieri e con 150 operatori formati. Gli obiettivi del percorso erano: individuare le condizioni e i comportamenti che preludono a situazioni aggressive; acquisire consapevolezza rispetto a comportamenti disfunzionali nella gestione di reazioni aggressive; migliorare l’approccio e gestire più efficacemente l’aggressività altrui.
Il D.lgs. n. 81 del 2008, testo unico in materia di sicurezza sul lavoro, ha riordinato e coordinato le norme concernenti la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro, prevedendone l’applicazione a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio. È da qui che bisogna partire, attivando in modo sinergico e convergente le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffondendo una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggiando il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti agli organi preposti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi di eventi lesivi. È fondamentale inoltre facilitare il coordinamento con le forze dell’ordine o altri soggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie atte a eliminare o ad attenuare la violenza nei servizi sanitari.
Solo l’impegno comune di tutti (direzioni aziendali, dirigenza infermieristica e medica, coordinatori, professionisti e loro rappresentanti, organizzazioni sindacali, rappresentanti dei cittadini, organi di informazione) può migliorare l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro. Tanto più che gli atti di violenza possono ripercuotersi negativamente anche sulla qualità dell’assistenza offerta ai cittadini. È un tema che deve diventare di assoluta priorità di tutte le organizzazioni, perché a pagare disservizi e condizioni inadeguate per un’assistenza degna di questo nome non siano i professionisti di prima linea”.
Redazione Nurse Times
Fonte: www.bergamonews.it
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