Emergono nuovi particolari sull’attività illecita dell’oncologo barese Vito Lorusso, arrestato in flagranza il 12 luglio scorso e ora ai domiciliari.
A una settimana dall’arresto in flagranza del 69enne Vito Lorusso, primario di Oncologia medica all’Istituto Oncologico Giovanni Paolo II di Bari, l’inchiesta della Procura potrebbe allargarsi, abbracciando ulteriori casi che riguardano lo stesso oncologo, ma anche altri medici, non necessariamente in servizio nello stesso ospedale.
Intanto emergono nuovi particolari sull’episodio del 12 luglio scorso, quando Lorusso, che nel frattempo ha chiesto la pensione, è stato arrestato con l’accusa di concussione e peculato per poi essere posto ai domiciliari tre giorni dopo (15 luglio).
“Tu vedrai i tuoi nipoti e io brinderò alla tua salute”. Così diceva l’oncologo barese a una delle sue pazienti, affetta da un raro tumore alla rinofaringe, mentre intascava il denaro in contanti (200 euro) per aver effettuato un controllo di follow up, promettendo in cambio di evitarle “le rotture di palle della coda”.
Un’abitudine consolidata, quella del primario, gliacché nel periodo compreso tra il 20 giugno e il 12 luglio di quest’anno gli inquirenti hanno documentato ben 19 episodi di richieste di denaro ai danni di 17 fragili vittime. “Il giorno prima – si legge nelle carte dell’indagine – erano state ben quattro, e per apprezzare tale dato deve considerarsi che l’indagato in diverse giornate non è stato presente in ospedale per ferie o altri concomitanti impegni”.
Scrive poi il gip nell’ordinanza di convalida dell’arresto: “Va inoltre evidenziato che, considerando i giorni di effettiva presenza, non vi è stato neanche un giorno in cui il dottor Lorusso non abbia commesso almeno un delitto di peculato e concussione”.
E tra gli episodi riportati nelle 49 pagine degli atti firmati dalla giudice Rosa Caramia emergono altri, sconcertanti dettagli. A una paziente che, in lacrime, gli faceva presente la difficoltà di pagare la cifra richiesta per la visita, Lorusso avrebbe risposto: “Per oggi mi prendo 50”.
Stando alle indagini, l’oncologo non perdeva occasione per vantare le proprie competenze e specializzazioni, creando così una sorta di sudditanza nel paziente e nei loro famigliari, che riponevano in lui tutte le speranze di guarigione. E per le sue prestazioni le richieste di denaro partivano da 100 e arrivavano fino a 300 euro.
Le richieste di denaro, un paio di mesi fa, erano state segnalate all’Ordine dei medici di Bari, che aveva avviato un procedimento disciplinare concluso con una sentenza sanzionatoria firmata dalla Commissione proprio pochi giorni fa. Una sanzione che avrebbe dovuto essere notificata proprio nei giorni in cui Lorusso è finito in carcere. L’ordinanza di custodia cautelare lo ha raggiunto prima del provvedimento disciplinare, che a questo punto non ha più senso, considerato che il medico è temporaneamente sospeso in via cautelare.
Nel ritenere “concreto e attuale il pericolo di reiterazione del reato”, la giudice Caramia ha precisato: “A oggi Lorusso non risulta radiato o sospeso dall’Ordine di appartenenza, conservando i poteri propri della sua professione. Né rileva che abbia chiesto il pensionamento dalla struttura pubblica, perché potrebbe continuare a operare privatamente”.
Oltre al modus operandi dell’oncologo, dalle intercettazioni ambientali emerge inoltre la “piena consapevolezza dell’illiceità della sua condotta”. Al termine di una visita, dopo aver sottolineato la necessità del pagamento, Lorusso avrebbe infatti detto, facendo il gesto della bocca chiusa: “Con la ricevuta andate a pagare 200 euro. Se facciamo tra di noi, però, sono 100 euro”. E poi, rivolgendosi al marito della donna, avrebbe chiesto: “Lui non è finanziere, no?”.
In altri casi l’oncologo avrebbe invitato pazienti e accompagnatori a non riferire “dei pagamenti in contanti fuori dal circuito del Cup”, mettendo contemporaneamente l’indice in corrispondenza del naso e aprendo il palmo della mano per poi portarla in corrispondenza del naso. Un gesto, quest’ultimo, che sta a significare il rischio di finire in carcere. Inoltre, dopo aver ricevuto i soldi, avrebbe aggiunto: “Noi oggi non ci siamo visti…”.
Redazione Nurse Times
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