L’appello rivolto alla popolazione per trovare un donatore di midollo compatibile per il piccolo Alessandro ha generato una risposta del tutto inaspettata.
Il messaggio scritto dalla zia (leggi) del bimbo agli adulti di età compresa tra i 18 ed i 36 anni, ha radunato centinaia di persone in piazza Sraffa, dove è possibile testare la propria compatibilità.
Un incredibile gara di solidarietà ha avuto inizio per salvare Alessandro, il bambino di un anno e mezzo affetto da linfoistiocitosi emofagocitica, una malattia genetica rarissima.
È nato e vive a Londra da genitori italiani, che si sono trasferiti nel Regno Unito per motivi lavorativi. Il papà Paolo Montresor, veneto, manager di Unicredit, e la mamma, Cristiana Console, napoletana sono rimasti in Inghilterra con il piccolo.
A Milano si è invece presentata la sorella del papà, Elisa (31 anni), che ha dato il via alla gara di solidarietà.
Gli specialisti che hanno in cura il bimbo starebbero tentando una terapia sperimentale per la rarissima malattia, in attesa del trapianto di midollo. In tutti i registri mondiali infatti, non vi sarebbe alcun donatore compatibile con Alessandro.
Grazie ai social network, ed a Facebook in particolare, la richiesta di aiuto è diventata virale.
I genitori di Alessandro, attraverso un post, hanno fatto sapere che Admo, l’associazione donatori di midollo osseo, sta facendo tappa in tutte le principali città italiane per trovare un donatore.
Stamattina è toccato a Milano, ed in piazza Sraffa è partita la gara di solidarietà, alla quale hanno partecipato oltre 500 persone.
Sabato la postazione si trasferirà a Napoli, in piazza Trieste e poi a Trento. La famiglia ha chiesto anche l’aiuto di altre città.
«I campioni di sangue – spiega Mirko, di Admo – saranno inviati al San Raffaele, l’ospedale di riferimento per le tipizzazioni».
Secondo le leggi italiane, la donazione deve avvenire in maniera assolutamente gratuita e non vi è possibilità di destinare un campione prelevato ad una persona specifica. La compatibilità tra “non consanguinei” purtroppo è molto rara.
«Non perdiamo le speranze – dice l’Admo – non le perdono neanche i genitori, ma ha caratteristiche molto rare».
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