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Nursing Up:“Non richiamate gli infermieri in pensione, sindacalisti pronti ad andare a combattere il Coronavirus nelle zone rosse”

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Coronavirus, interviene il Nursing Up:“Non richiamate gli infermieri in pensione, sindacalisti pronti ad andare nelle zone rosse”
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Prosegue il susseguirsi di idee per colmare la grave carenza di personale infermieristico nelle zone colpite dall’emergenza Coronavirus.

A proporre alcune soluzioni sono i dirigenti del sindacato di categoria Nursing Up:

“Ci sono dei dirigenti sindacali lombardi che hanno chiesto di rientrare in servizio per dare una mano in questo delicato momento. Noi siamo impegnati su tutti i fronti, anche mettendo a disposizione quelle risorse professionali normalmente dedicate alle attività sindacali, ma che sentono il dovere di rientrare per spirito di civico servizio a riprova della elevata abnegazione e professionalità degli infermieri”.

Queste sono le parole del presidente del sindacato Nursing Up Antonio De Palma sulla drammatica carenza di personale che si sta verificando negli ospedali situati in zona rossa e colpiti dal Coronavirus.

Il sindacato si è espresso chiaramente in merito agli interventi da realizzare per la sostituzione degli infermieri che si ammalano o vanno in quarantena:

“Sì all’assunzione di personale – spiega – ma sarebbe opportuno attingere da graduatorie già esistenti, anche di regioni diverse, perché in quelle graduatorie è possibile anche trovare professionisti che hanno già intrapreso un primo percorso di impiego post laurea con incarichi a tempo definito, e che quindi possono avere maggiori competenze”.

“Anche se è pure vero che – osserva De Palma – dal momento che si utilizzano le graduatorie, diventa un paradosso dare degli incarichi a tempo determinato. Chiediamo maggiore chiarezza e garanzie per il personale sanitario che ha dato prova di estremo valore e rischia ogni giorno sulla propria pelle”.

“Le Aziende sanitarie assumano il personale a tempo indeterminato non solo per l’emergenza – sottolinea – visto che gli infermieri servono al SSN, dove il turnover è fermo da oltre dieci anni. E si facciano scorrere le graduatorie per il discorso sull’esperienza di cui i reparti di Terapia Intensiva hanno un disperato bisogno proprio ora”.

Non è passata inosservata anche l’idea di anticipare le sessioni di laurea degli studenti all’ultimo anno, per poterli poi “ingaggiare” per andare a colmare le gravi carenze di personale per alcune settimane:

“Ci segnalano dai territori più colpiti – denuncia De Palma – che vengono avvicinati i neoassunti per proporgli i reparti dedicati al Covid-19, colleghi preparatissimi ma di certo con competenze non adeguate, poiché occorrono molte ore di addestramento specifico. Vi sembra una soluzione percorribile?”

Neanche l’idea di richiamare in servizio i professionisti sanitari pensionati sembra convincere il Nursing Up:

“La trovo una soluzione destinata a fallire, sfido chiunque a trovare facilmente infermieri in quiescenza pronti a tornare in servizio in un reparto impegnativo come la Terapia Intensiva. Eventuali adesioni potrebbero essere marginali ed eccezionali: la troviamo un’ipotesi davvero inverosimile. Non è questo il modo di rispondere all’emergenza”.

Dott. Simone Gussoni

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