Il Presidente del Sindacato Infermieri Italiani Antonio De Palma: «Un percorso, giuridicamente praticabile, che tiene conto dei limiti imposti dalla normativa esistente che, come è noto, di fatto obbliga al previo assenso delle aziende cedenti. Occorre mettere in atto un cambiamento radicale: abbiamo proposto una regolamentazione che, sbloccando la mobilità, sia capace di generare un flusso virtuoso di professionisti tra le aziende ed enti del SSN».
ROMA 9 OTT 2021 – Nel corso della delicata trattativa in corso per il rinnovo contrattuale del comparto sanità, il Sindacato Nursing Up ha inviato una dettagliata proposta all’ARAN, per risolvere la spinosa questione della mobilità degli infermieri italiani e degli altri operatori sanitari. Da tempo ci stiamo battendo per il decisivo sblocco della mobilità tra gli ospedali italiani, dice il Presidente del Sindacato. Il contratto si richiama all’art. 30 del dlgs 165.2001, che subordina il trasferimento del personale Sanitario al previo assenso delle aziende interessate.
Questa norma, nei fatti, vorrebbe dare sollievo ad un sistema sanitario come il nostro che, da anni, per diverse cause, in primis le note politiche di austerity, vive una cronica carenza di personale sanitario.
Nella realtà, con 80mila infermieri che mancano all’appello oggi, da Nord a Sud, bloccare la mobilità significa sferrare un ulteriore colpo di mannaia ad un comparto già fragilissimo, con conseguenze nefaste per i professionisti della salute, che pagano sulla propria pelle i disastri strutturali e in questo caso organizzativi degli ospedali in cui lavorano.
L’ARAN, nel corso del dibattito sul rinnovo del CCNL, di fronte alla nostra prima richiesta sullo sblocco generalizzato della mobilità degli infermieri, ha stigmatizzato l’estrema difficoltà di agire contrattualmente sulla materia, esistendo una legge che di fatto vincola la mobilità degli infermieri al previo assenso delle aziende sanitarie.
Nursing Up, dopo numerosi approfondimenti, ha proposto una concreta soluzione, beninteso rispettosa della vigente normativa, che si rivela per numerosi aspetti decisiva per la crescita del sistema sanitario nazionale e per quella delle medesime aziende sanitarie, e potrebbe risolvere i problemi dei tanti colleghi che da anni aspettano di essere trasferiti».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing UpCome sindacato abbiamo chiesto di agire su due leve, la prima ripristinando quella norma contrattuale “scomparsa nel tempo”, relativa alla “mobilità per compensazione”, e l’ARAN non sarebbe contraria.
La seconda invece, la principale, consta in una modifica della normativa contrattuale attualmente in vigore, quella sulla mobilità del personale del SSN. Abbiamo presentato una integrazione, una nuova regolamentazione, omogenea e generizzata per il rilascio dei nulla osta in uscita, perché migliaia di infermieri sarebbero pronti al trasferimento verso aziende sanitarie con gravi carenze, se solo le aziende cedenti lo consentissero.
Bisogna favorire il ricongiungimento di molte famiglie di professionisti della salute, mettere a disposizione delle asl, la qualità, l’esperienza, il background, il prezioso now how, di infermieri e altri operatori sanitari che portano in dote, alle nuove realtà, il loro solido bagaglio, costruito in precedenza.
Purtroppo sono tante le aziende sanitarie italiane, da Nord a Sud, che continuano a cadere nell’errore di non permettere i trasferimenti del proprio personale, perché quello che hanno, preferiscono tenerselo stretto, e lo fanno ponendo di fatto il loro diritto di veto alle numerose richieste di mobilità che tanti padri e madri, loro dipendenti, inviano ogni giorno.
In tal modo questi colleghi vengono obbligati a continuare a lavorare lontano dai loro affetti, a pagare doppi affitti, doppie bollette, avendo la necessità di doversi mantenere lontano da casa e, contemporaneamente, di dare sostegno alle famiglie lontane.Insomma, ciò che, invece, le aziende sanitarie non arrivano a comprendere è che, senza uno sblocco generalizzato della mobilità, legato ad una nuova e concreta regolamentazione che la renda, al contrario, reale e fruibile, le realtà ospedaliere stesse si privano di enormi possibilità di crescita.
Si, perché alla fine sono proprio gli uomini e le donne che lavorano nelle corsie, quelli che difendono ogni giorno la salute dei cittadini, a fare la differenza», conclude De Palma.
Redazione Nurse Times
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