Il sindacato stila un elenco di situazioni divenute ormai inaccettabili.
Nursing Up proclama lo sciopero nazionale degli infermieri e del personale del comparto sanità (esclusa dirigenza) per lunedì 26 febbraio 2018, dalle 7 del mattino per 24 ore. Inaccettabile la carenza di risorse dovuta al disinteresse del Governo verso gli infermieri e gli altri lavoratori del Ssn.
«La misura è colma, ora gli infermieri sono davvero stanchi di aspettare – dichiara il presidente del sindacato degli infermieri, Antonio De Palma -. Vogliamo riprenderci la nostra dignità di lavoratori che si traduce in adeguata retribuzione e riconoscimento: condizioni degne di una società civile. Pretendiamo lo sblocco del turnover per dire basta una volta per tutte alla fuga di cervelli, all’emigrazione dei giovani infermieri che vanno all’estero a portare competenze e professionalità, perché lì gli viene riconosciuta. Intanto qui in Italia c’è bisogno di loro: gli ospedali sono sotto organico e a pagare questo grave disagio sono i pazienti. La domanda che dobbiamo porci, soprattutto con le elezioni alle porte, è: quanto vale la salute dei cittadini per i nostri politici?».
Dopo aver cercato inutilmente risposte sul rinnovo del Ccnl, il comparto sanità si ferma per protestare contro: i tagli lineari delle dotazioni organiche, il demansionamento degli infermieri e di tutti i professionisti sanitari, le pretese di deroghe indiscriminate alle ore di riposo giornaliere e al riposo settimanale.
Per il sindacato degli infermieri Nursing Up è inaccettabile:
- Il perdurare del blocco del trattamento economico del personale del Ssn previsto dal d.l. 78/2010 convertito nella legge 122/2010 e il taglio dei fondi della contrattazione integrativa, perché non saranno certo 85 euro medi promessi a tutti i lavoratori a colmare il vuoto lasciato da nove anni di congelamento contrattuale.
- Il mancato riconoscimento della progressione economica (passaggio di fascia) e di quella verticale (passaggio di categoria) per infermieri, caposala e altri professionisti sanitari del comparto.
- La mancata valorizzazione dell’anzianità di servizio delle professioni sanitarie non mediche tramite scatti di carriera; il mancato riconoscimento delle ore necessarie all’aggiornamento professionale; la mancata possibilità di svolgere attività libero professionale.
- Il mancato riconoscimento economico del tempo per indossare la divisa e di quello per il passaggio delle consegne.
- Il permanere della crisi occupazionale infermieristica che vede oltre 25mila infermieri disoccupati.
- Il sovraccaricare di lavoro il personale infermieristico per via del mancato ricambio generazionale dovuto al blocco del turnover e alle esasperanti condizioni lavorative, logica conseguenza, e alle ristrettezze economiche e al drastico contenimento dei costi messi in campo dalle aziende sanitarie.
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