Continuiamo a chiedere quando arriveranno quei “decantati” 12mila infermieri a sostenere il peso della delicata sfida dei vaccini. 379 mila dosi somministrate non fanno dell’Italia un paese vincente, se l’obiettivo è quello di inocularne, prima possibile, 120 milioni»
Il Presidente del Sindacato incalza il Commissario Straordinario invitandolo a non proseguire “solo” sulla linea dei comunicati trionfalistici a fine giornata. «Proviamo a ragionare su quanti professionisti della sanità, che si sono già candidati, accetteranno alla fine contratti di 9 mesi a 3077 euro lordi.
Non ignoriamo gli appelli delle Regioni già allo sbando: siringhe che complicano la vita a chi deve dosare il vaccino, carenza cronica di personale con cui fare i conti. Tutto questo ci lascia pensare che non sarà facile trovare quelle forze, esterne al Ssn, su cui Arcuri da tempo si sente così sicuro.
Nel frattempo, con l’aumentare del ritmo dei vaccini, il personale già in affanno rischia di crollare, così come non basteranno i soli ospedali. Apriamo le porte ai 30mila infermieri ambulatoriali e a tutti gli altri infermieri che non sono impegnati h24 nei servizi ospedalieri. Coinvolgiamoli con prestazioni aggiuntive retribuite dignitosamente, la legge di bilancio appena approvata lo prevede e si può fare.
E’ chiaro che i 12000 infermieri, se mai arriveranno, non saranno sufficienti per una campagna degna di questo nome. Coinvolgiamo anche i laboratori privati e le farmacie come punti di vaccinazione. Non ce la faremo mai per il prossimo autunno a vaccinare tutti gli italiani se non subentrerà, velocemente, un piano strategico nuovo, di supporto a quello lacunoso in corso».
ROMA 8 GENN 2020 – «Non ce la faremo mai a vaccinare tutti gli italiani entro l’autunno, come il Commissario Straordinario Arcuri ieri si è affrettato nuovamente a proclamare, se non subentrerà in corso d’opera un piano strategico nuovo e adeguato che dia una sferzata di energia a quello attualmente in corso. Come sindacato nazionale degli infermieri italiani, continuiamo a nutrire fondati dubbi sulla reale possibilità che alla fine possano arrivare quei 12mila infermieri di cui il Paese ha bisogno per dare man forte a chi, dall’inizio della campagna di vaccinazione, già impegnato al fronte da tempo, sta cominciando a sostenere il non facile peso della somministrazione delle fiale.
Riconosciamo il valore dei dati recenti, che ci proietta a oltre 370mila somministrazioni, ma non vorremmo trovarci di fronte a un “meraviglioso” Titanic, pronto a crollare quando arriveranno i colpi a sorpresa a svelarci i retroscena di una struttura perfetta solo all’apparenza. “La macchina” dei vaccini urge, per funzionare alla perfezione (e quando diciamo questo non ci riferiamo certo a 370 mila somministrazioni, ma bensì ai 120 milioni di dosi necessarie per vaccinare i cittadini italiani), di oltre 27 mila infermieri e non certo di soli 12mila.
Dove Arcuri troverà questi uomini e queste donne, al di fuori del servizio sanitario nazionale? Tra i liberi professionisti forse? O tra i disoccupati o i pensionati? Non lo sappiamo davvero. Qui c’è una carenza cronica che, lo ripeteremo all’infinito, ci proietta a numeri vertiginosi: 90mila infermieri mancano all’appello e questa emergenza virus non vuole saperne di fermarsi. E perché mentre il buon Arcuri si lancia nei suoi proclami serali, le terapie intensive di molte regioni sono di nuovo in affanno? Qualcuno vuole spiegarlo?».
Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Nursing Up, chiede così a gran voce che si dia una sterzata reale, in favore di quella che fin ora è stata una campagna vaccini a scartamento ridotto. Che senso ha essere tra i primi in Europa per numero di somministrazioni effettuate, se dal 27 di dicembre ad oggi abbiamo effettuato poche centinaia di migliaia di punture rispetto ai 120 milioni che servono? A cosa serve sostenere che l’Italia viaggia spedita, se non c’è il personale che serve e che quindi questo motore a breve raggiungerà il numero massimo di chilometri consentiti?
«Apriamo le porte, anche questo lo diciamo da tempo, ai 30mila infermieri ambulatoriali ed a tutti gli altri infermieri del SSN che non sono impegnati h24 nei servizi ospedalieri e che possono mettersi a disposizione anche oltre il proprio orario di servizio. Offriamo loro prestazioni aggiuntive retribuite dignitosamente, la legge di bilancio appena approvata lo prevede e si può fare, perchè è chiaro che i 12000 infermieri di Arcuri, se mai arriveranno, non saranno sufficienti.
Coinvolgiamo anche i laboratori e gli ambulatori privati e le farmacie come punti di vaccinazione. Alla fine i 25milioni di euro lordi messi a disposizione delle agenzie esterne per la ricerca di personale avrebbero potuto utilizzarli per mettere a disposizione del SSN centinaia di migliaia di ore di prestazioni aggiuntive, ogni mese per nove mesi, da parte di professionisti della sanità, in tal modo aumentando davvero il numero dei vaccini per spostare la lancetta sui milioni di somministrazioni e non sulle centinaia di migliaia. Non arriveremo lontano, continua De Palma, senza gli attesi rinforzi.
Peraltro, noi temiamo concretamente che le somme che verranno offerte agli infermieri da parte delle agenzie fungano da deterrente. Ci auguriamo ovviamente di sbagliarci. Ma mettiamoci nei panni di chi, dal Sud Italia, dovesse essere chiamato da una delle agenzie interinali selezionate magari al Nord. 3077 euro lordi si trasformano amaramente in 1500 euro netti se consideriamo le spese a carico dei datori di lavoro e quelle a carico dei dipendenti da sottrarre. E quanti, da Palermo a Milano, con un affitto da pagare, accettebbero questo incarico per la durata di soli 9 mesi?
Mentre ci viene il mal di testa pensando all’ennesima occasione persa per valorizzare la nostra categoria a beneficio degli italiani, ci arrivano all’orecchio nuove magagne di cui tenere conto. Ben cinque regioni, Molise, Toscana, Lombardia, Calabria, Liguria, lamentano la presenza di siringhe che complicano la vita a chi deve dosare il vaccino. Non è un dettaglio, perché con questi strumenti diventa molto difficoltoso prelevare la quantità precisa di farmaco dalle fialette che escono dagli stabilimenti della Pfizer, visto che ognuna di esse contiene 5 dosi di 0.3 millilitri.
Di conseguenza gli ospedali si sono dovuti attivare con le proprie scorte, che ovviamente non sono infinite. Ci sembra strano che già cinque regioni abbiano denunciato la grave anomalia, qui qualcuno dovrà darci conto. Intanto mettiamo in atto finalmente una strategia adeguata per far fronte ad una battaglia da vincere a tutti i costi.
Uomini, strutture, organizzazione, e contratti degni di tal nome ai professionisti della sanità: solo così si vince la sfida decisiva».
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