Terza proposta: possibilità di prescrizione infermieristica di presidi e farmaci da banco
Neminem laedere.
Perseguire la centralità dell’assistito nei processi di cura e assistenza esprime anche l’impegno a prevenire e contrastare, in qualunque condizione clinica, il bisogno manifestato dal paziente. A volte il conforto fisico, psicologico, relazionale, spirituale e ambientale (attraverso l’ascolto, gli incontri, gli scambi, le confidenze, i confronti, le mediazioni e le visioni etiche) risultano essere insufficienti e non satisfattori nell’ottica dell’appagamento dei bisogni. Diviene cuore pulsante di un esercizio professionale etico e responsabile la facoltà di dover e poter somministrare determinate specialità farmacologiche in autonomia prescrittiva. Lungi dalla gestione egoistica e al di fuori della concezione over-team. Sempre e comunque senza mai ledere il quadro bio-psico-sociale dell’assistito.
Il mio Testimone di nozze ha conseguito la 5^ elementare, affetto da ulcera gastrica da stress a seguito della prolungata disoccupazione e quando ha mal di denti va in farmacia, compra una antinfiammatorio o si fa “passare le siringhe” e autonomamente provvede sia all’assunzione che all’auto-somministrazione della terapia.
Se Io, Infermiere, durante il mio turno lavorativo, a seguito di un picco febbrile alle 03.00 del mattino somministro una compressa di Paracetamolo da 1000 mg commetto esercizio abusivo della professione medica ai sensi dell’art.XX del Codice Penale.
C’è forse qualcosa che non va! Fermo restando che io sono un infermiere, e, né sono e né faccio il medico, mi chiedo come mai l’ordinamento giuridico tanto per l’elaborato percorso didattico Accademico quanto per una sicurezza da offrire al paziente mi vieta la prescrizione almeno dei farmaci così detti da banco?
Una pugnalata alle spalle bella buona dato che CHIUNQUE può accedere all’acquisto di determinate specialità farmacologiche, senza averne scienza e formazione dedicata. Mentre un professionista del nostro calibro con competenze maturate nell’articolato percorso universitario risulta trovarsi con le mani legate!
È un po’ come un mulino che gira con delle pale che hanno una struttura…idrofoba e che non smuovono una goccia d’acqua! Se qualche categoria professionale ci osserva così come una mucca guarda un treno in movimento, il nostro attivismo operativo che parte dalla formazione all’Ateneo e si espleta infine nell’integrazione multidisciplinare SENZA inutili alzate di scudi, la dice lunga sulla pertinenza ad una competenza prescrittiva farmacologica, che mira alla sicurezza dell’utente e al rapido soddisfacimento dei suoi bisogni.
Michele Calabrese
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