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Nursind Piemonte: “Pronto soccorso torinesi in tilt. Così aumentano le aggressioni agli operatori”

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Nursind Piemonte: "Pronto soccorso torinesi in tilt. Così aumentano le aggressioni agli operatori"
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La denuncia di Francesco Coppolella, segretario regionale del sindacato infermieristico, che annuncia il probabile ricorso alla Corte dei Conti: “Che fine hanno fatto gli 80 milioni stanziati per la riorganizzazione territoriale della sanità e per l’assunzione di nuovi infermieri?”.

“Secondo la norma, il paziente che arriva in pronto soccorso dovrebbe aspettare al massimo due ore. In Piemonte, invece, se ti va bene, prima di essere ricevuto trascorri 30 ore in barella. E nei casi peggiori puoi attendere anche una settimana, come a Chivasso. Inoltre gli utenti, la maggior parte delle volte, sono cittadini over 70, quindi persone fragili. Siamo al punto di non ritorno”. Così Francesco Coppolella (foto), segretario regionale del sindacato Nursind, descrive la difficile situazione dei pronto soccorso sul territorio torinese.

E così, oltre a ritardi nella valutazione e nel trattamento, con conseguenti peggioramento degli esiti e aumento dei tempi di degenza, “il disservizio provoca rabbia e disagio negli utenti”. Va da sè che “tutti i giorni ci vengono comunicati episodi di violenza verbale e fisica ai danni degli operatori”. E infatti “molti colleghi si stanno dimettendo, anche perché vengono lasciati soli dall’azienda”.

Già, perché se un soggetto provoca danni materiali in sala d’attesa, è subito denunciato con la richiesta di risarcimento, mentre “la stessa cosa non accade se un operatore viene aggredito, visto che non è accompagnato nell’iter giudiziario”. Dunque “vale più l’integrità di una sedia che l’incolumità di un infermiere”, è l’amara considerazione di Coppolella, che aggiunge: “In quattro anni abbiamo assistito a un aumento del 60% dei casi di violenza. Il 50% degli infermieri ne ha subita almeno una durante la sua carriera. Per questo abbiamo deciso di fare un esposto alle Procure di Torino e Ivrea, visto che le Aziende non hanno mai risposto alle nostre sollecitazioni. E presto accadrà anche in altre zone: ci sono leggi e norme nell’accesso alle cure dopo il triage che non trovano applicazione”.

Tra le cause delle lunghe attese per una visita, anche la carenza di personale. “Gli organici sono quattro volte inferiori rispetto a quella che dovrebbe essere la normalità – conclude il sindacalista -. La condizione di sovraffollamento e di forte criticità dei nostri pronto soccorso non è più un’eccezione, bensì la regola. Molto probabilmente ci rivolgeremo alla Corte dei Conti: vogliamo capire che fine hanno fatto gli 80 milioni stanziati per la riorganizzazione territoriale della sanità e per l’assunzione di nuovi infermieri. Qualcosa non torna”.

Redazione Nurse Times

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