La segretaria territoriale Antonella Rodigliano: “Serve un’inversione di tendenza per restituire dignità agli infermieri”.
“Circa il 40% degli infermieri supera i 50 anni. A questo dato, si aggiunge la significativa percentuale di infermieri che va incontro a inidoneità da movimentazione dei carichi e ad altre ripercussioni dirette sul proprio stato di salute, come i turni di notte e prolungati, la reperibilità, lo stress e il burn-out. Uno studio condotto dall’Università Bocconi, a cui ha collaborato il Nursind, ha evidenziato che, in media, l’11,8% degli organici di Asl e ospedali presenta inidoneità fisiche che ne limitano la mansione, e di questi il 7,8% presenta inidoneità parziali permanenti. Nel 49,5% dei casi ci si riferisce a quelle relative alla movimentazione dei carichi, nel 12,6% alle posture e nel 12% al lavoro notturno e alla reperibilità. Questi dati sono indicatori da non trascurare nella costruzione delle politiche regionali in materia sanitaria”.
È quanto afferma Antonella Rodigliano, segretaria territoriale di Nursind Bologna, accogliendo con favore l’iniziativa dell’assessore regionale alla Sanità, che intende avviare da subito la sperimentazione di un sistema software unico per la gestione della sorveglianza sanitaria, da estendere gradualmente a tutte le aziende sanitarie per consentire di avere un’unica cartella sanitaria e di rischio, al fine di standardizzare ulteriormente la sorveglianza sanitaria dei lavoratori.
La rappresentante sindacale ci tiene a precisare: “Questa iniziativa dell’assessorato regionale risponde a una nostra sollecitazione ed è volta a superare le criticità esistenti a livello di singola struttura di ogni Azienda sanitaria. Adesso ci aspettiamo che la sperimentazione sia portata avanti con trasparenza e con il massimo coinvolgimento di tutte le sigle sindacali, in particolare di chi ha speso energie per registrare i dati del fenomeno, partecipando all’indagine condotta da Cergas Bocconi”.
Antonella Rodigliano tiene infine a precisare: “Il Nursind continuerà a dare la massima collaborazione su questo tema per trovare modalità di gestione della limitazione, senza pregiudizi e senza partire a priori con trasferimenti di personale tra le diverse macroaree aziendali. Vi sono casi in cui è possibile trovare soluzioni all’interno dello stesso reparto con accorgimenti quali la dotazione di appositi ausili, la presenza di un secondo operatore a supporto, la modifica del piano di attività individuali, ricorrendo al trasferimento solo nei casi necessari, in ambiti lavorativi con rischi inferiori all’interno della stessa area o, ove non sia possibile, in altra area. Il tutto in un percorso di garanzia per il lavoratore e con la sua condivisione delle scelte”.
Redazione Nurse Times
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