Il caso limite è stato raccontato da una pediatra inglese durante l’annuale conferenza dell’organizzazione NSPCC
“Un giorno nella mia clinica pediatrica si è presentato un ragazzino di dieci anni che zoppicava ed era conciato davvero male, ma quello che mi ha mandata nel panico è stata la massa enorme che gli usciva dal bacino e che in un primo momento credevo fosse un tumore. I successivi controlli hanno invece evidenziato una grave dilatazione del bacino e una costipazione spaventosa”.
Sono state queste le parole (riportate dal Daily Mail) con cui Jo Begent, pediatra all’University College London Hospital, ha presentato alla conferenza annuale della NSPCC (la principale organizzazione non profit britannica per l’infanzia) un caso decisamente limite. Perché limite? Perché il ragazzino in questione, operato poi d’urgenza, si sarebbe ridotto in quello stato per non essere riuscito a staccarsi dai videogiochi per molte ore. Quotidianamente. Fino a causarsi dei problemi davvero importanti:
“Quando ho approfondito la questione – ha poi continuato la pediatra – è venuto fuori che la vescica e l’intestino si erano deformati in quel modo perché il ragazzino aveva smesso di andare in bagno per non doversi staccare dal suo videogame ed era talmente preso dal gioco da ignorare anche i bisogni corporei basilari, perché considerati fonte di distrazione. Negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento esponenziale di casi e se inizialmente i problemi erano legati alla mancanza di sonno e all’obesità, ora invece riguardano anche aspetti psico-fisici molto più profondi e che possono avere risvolti potenzialmente drammatici”.
Un caso limite, certo. Ma che lancia un grosso campanello d’allarme, in quanto indicativo di come social media e videogames stiano avendo un impatto sempre più grande e pericoloso sulla salute fisica e mentale dei giovanissimi.
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