I parenti di due pazienti feriti si sono presentati al Niguarda per “finire il lavoro” iniziato fuori. Il sindacato: “Che fine hanno fatto i 4 milioni promessi da Regione Lombardia per la messa in sicurezza?”
È stata una notte di paura, quella dello scorso 6 maggio, all’ospedale Niguarda di Milano. Un turno iniziato normalmente e terminato con il Pronto soccorso spaventato dall’arrivo di persone che si sono dichiarate armate.
L’episodio. sabato scorso arriva in Ps una donna con una ferita d’arma da fuoco. Viene immediatamente presa in carico e assistita, spostata in Rianimazione, anche se risultata poco dopo fuori pericolo. Sempre in area emergenza, arriva un paziente con un forte dolore toracico. Mentre medici, infermieri e operatori sanitari cercano di offrirgli la migliore assistenza, emerge il collegamento tra i due pazienti.
In seguito alcuni soggetti, pare parenti di entrambi, si presentano in Pronto soccorso dichiarando di essere armati e di essere venuti per “finire il lavoro che avevamo iniziato”. In tensione tra loro, si sono spostati litigando nel cortile dell’ospedale.
Sino a circa due settimane fa, all’interno del Pronto soccorso del Niguarda, esisteva un presidio della Polizia di Stato. Non è più così, e oggi la sicurezza dovrebbe essere garantita da un servizio di guardie giurate che ha però l’obbligo di girare anche per i reparti, lasciando di fatto spesso scoperta l’area di emergenza-urgenza. La guardia in servizio allertata ha provato a gestire le cose. Inutile dire che non è sufficiente.
È del settembre 2022 la delibera con cui Regione Lombardia stanziava 4 milioni di euro per la messa in sicurezza dei Ps. Veniva presentata così dall’assessore alla Sicurezza: “Queste determinazioni sono necessarie per aumentare il livello di sicurezza dei pronto soccorso della Lombardia”. E ancora: “La direzione generale Welfare promuoverà lo sviluppo e l’adozione di protocolli d’intesa con gli Uffici territoriali del Governo al fine di potenziare la collaborazione con le forze di polizia”.
Dove sono finiti quei soldi? Dove sono questi protocolli? Perché i lavoratori non li vedono, ma conoscono invece fin troppo bene la paura.
Alfonso Pontone, rappresentante sindacale Fials Milano al Niguarda: “Non può un’azienda come Niguarda, con un bacino d’utenza così importante, non avere come priorità la sicurezza dei propri Operatori e dell’utenza. Chiediamo che, nell’immediato, venga rafforzato il servizio di Polizia di Stato all’interno dei locali del Pronto Soccorso. Non ci fermeremo finché non potremo garantire un luogo di lavoro sicuro, un ospedale sicuro”.
Mimma Sternativo, segretario generale Fials Milano Area metropolitana e membro dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie: “Le aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario nel triennio 2019-2021 sono state 4.821, per una media di circa 1.600 l’anno. II 37% è concentrato nel settore dell’assistenza sanitaria (dati nazionali). Abbiamo scritto anche al prefetto Renato Saccone. Sono entrati armati in un ospedale, 80 pazienti in sala d’aspetto e operatori sanitari lasciati completamente soli. Aspettiamo il morto in prima pagina? Li abbiamo avuti, non ultima la dottoressa uccisa tragicamente da un paziente. La paura non può essere parte del mestiere. A oggi esser aggrediti lo è diventato. Basta!”
Redazione Nurse Times
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