Il Coordinamento Regionale Piemontese degli Ordini delle Professioni Infermieristiche ha scritto al presidente della Regione Alberto Cirio, al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e al Provveditorato agli studi di Torino per denunciare il fatto che gli infermieri non siano stati inclusi tra i keyworker, lavoratori ritenuti essenziali.
Niente didattica in presenza dunque per i figli dei professionisti della sanità fino a ieri ritenuti eroi ed oggi, in qualità di genitori, senza il diritto di poter garantire la scuola ai loro familiari.
«Questa decisione – spiega Massimiliano Sciretti, presidente del coordinamento, a nome di tutti gli Ordini infermieristici piemontesi – comporterà grosse problematiche per affrontare l’assistenza in questo contesto pandemico: la lotta in prima linea nei reparti Covid, rispondere al piano vaccinale, continuare l’attività di contact tracing con i tamponi. E in ultimo, non per importanza, l’assistenza “ordinaria” in tutti i contesti di cura ospedaliera e territoriale».
Un lavoro su più fronti, quello degli infermieri, che dovrà tener conto delle necessità delle loro famiglie. E di bambini piccoli e minori impegnati a casa con la didattica a distanza. Riducendo, di fatto, la disponibilità sul campo di tanti infermieri-genitori.
Alla luce delle direttive del Ministero, il Coordinamento Regionale Piemontese degli Ordini delle Professioni Infermieristiche chiede quindi che vengano riviste le posizioni per non gravare sugli infermieri, che hanno sempre dimostrato una grandissima professionalità. E parallelamente per garantire l’assistenza necessaria dei cittadini grazie all’instancabile lavoro degli infermieri che sono – come spiegato da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms – «la spina dorsale di qualsiasi sistema sanitario».
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