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Nessuno vuole più lavorare in RSA: reclutati 25 infermieri da Santo Domingo e Brasile

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Nessuno vuole più lavorare nelle RSA: reclutati 25 infermieri a Santo Domingo e Brasile 1
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Infermieri da Santo Domingo e dal Brasile per evitare alle case di riposo veronesi di andare in affanno.

La carenza di personale infermieristico e operatori sociosanitari (oss) negli istituti per anziani di Verona e provincia, accentuata negli ultimi due anni dalla pandemia di Covid 19, sta facendo sentire sempre più il suo peso su diverse Fondazioni e Ipab del territorio. Tanto che quattro case di riposo, ovvero la Fondazione Meritani di Sanguinetto, la Fondazione Villa Serena di Bardolino, la Pia Opera Ciccarelli di San Giovanni Lupatoto e l’Istituto Assistenza Anziani di Verona hanno deciso di correre ai ripari rivolgendosi addirittura al di là dell’oceano Atlantico.

Nei reparti dei quattro enti, entro marzo, approderanno infatti 25 infermieri provenienti da ospedali e cliniche della Repubblica Dominicana e del Brasile.

A far emergere una situazione ormai insostenibile per diversi centri per anziani è stato il sindaco di Sanguinetto Daniele Fraccaroli durante l’ultima riunione del Comitato dei primi cittadini del distretto 3 «Pianura veronese». «La situazione è grave», evidenzia Fraccaroli, «e si trascina da troppo tempo.

La prospettiva nel nostro caso, in mancanza di infermieri e oss, sarà quella di mandare a casa parte degli anziani della struttura, accreditata per accogliere 69 utenti non autosufficienti. Il direttore della Meritani è riuscito a tamponare la situazione attivando un canale per assumere infermieri addirittura dall’altra parte dell’oceano».

«Attualmente», sottolinea Andrea Pizzoccaro, direttore della Meritani, «sono in forza alla Fondazione cinque infermieri, di cui due in distacco dall’Ulss 9 fino ad aprile. Lo standard minimo regionale prevede una dotazione minima di cinque professionisti. Tuttavia, per servizi di questo tipo, è impensabile attenersi agli organici minimi stabiliti dalle normative. Una struttura come questa deve averne almeno sette». 

«Dei 25 nuovi infermieri reclutati in Repubblica Domenicana e Brasile», riferisce pertanto il direttore, «a Sanguinetto ne spetteranno almeno tre. Per tutti è previsto un primo contratto fino al 31 dicembre prossimo. In seguito valuteremo assieme agli assunti l’eventuale prolungamento del rapporto.

Ogni ente ha individuato gli alloggi per i nuovi collaboratori e comparteciperà per alcuni mesi alle spese di affitto». Pizzocaro aggiunge: «Dopo la prima selezione sono stati organizzati corsi di italiano nel Paese di origine dei candidati, corsi che proseguiranno nelle nostre sedi. È previsto poi un periodo di affiancamento ad infermieri italiani durante i servizi». 

«I quattro istituti coinvolti», continua il dirigente, «hanno avviato una collaborazione con una società specializzata nel reclutamento di personale sanitario all’estero. L’idea è di consolidare specifiche procedure di inserimento di infermieri stranieri per poi estendere l’iniziativa a tutti gli altri enti».

«Auspichiamo», annota Pizzocaro, «che questa esperienza permetta di adeguare il numero complessivo di infermieri attivi in strutture per anziani provinciali. Pure la situazione degli operatori socio sanitari», riflette il dirigente, «presenta numerose criticità: per questo le associazioni Uneba e Uripa sono impegnate con la Regione per apportare una sostanziale modifica alle modalità di realizzazione dei percorsi formativi». 

«Ad oggi», rivela il dirigente, «la Fondazione Meritani ha un organico adeguato, tuttavia la situazione potrebbe mutare a fronte del concorso indetto dall’Azienda Zero che potrebbe portare all’assunzione di nostri dipendenti da parte dell’Ulss 9».

Pizzocaro conclude sottolineando le possibili conseguenze: «I mancati reclutamenti di infermieri e oss hanno già portato alla chiusura di quasi 400 posti letto in tutta la provincia, bloccando gli accoglimenti di nuovi ospiti. L’altra misura, che tutti auspichiamo di non dover mai adottare, è quella di dimettere una parte dei nostri ospiti, facendoli tornare in famiglia o inserendoli negli ospedali».

Simone Gussoni

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