Sono ormai un ricordo lontano i concorsi di alcuni anni fa che vedevano coinvolte decine di migliaia di persone per pochi posti da dipendente pubblico.
Con la pandemia da Covid-19 in corso e con molti corsi di laurea in infermieristica ancora fermi, qualcuno inizia a rendersi conto della carenza di personale.
Ne è stata la dimostrazione quando accaduto al cono ria per i tre posti da infermieri alla Regina Elena. Sono state infatti solamente quattro le domande presentate.
«Soltanto quattro hanno partecipato alla selezione per cui è evidente il disinteresse verso la struttura e soprattutto verso un contratto di lavoro che non valorizza le professioni sanitarie», fanno sapere, sul bando di concorso, commentano, «con il contratto Uneba che risulta peggiorativo delle attuali condizioni lavorative» e che «evidentemente non ha suscitato nessun interesse; lo avevano capito tutti fuorché chi ha promosso i bandi».
E così, dalla Cisl Fp, fanno notare ancora: «Il risultato prevedibile sarà quello di avere la struttura priva di infermieri alle dirette dipendenze dell’azienda e il cda dovrà ricorrere magari alla esternalizzazione del servizio infermieristico oppure creare ulteriori stratificazioni di contratti. Alcuni infermieri/e avranno contratto enti locali, altri avranno contratto Uneba (molto peggiorativo) ed altri ancora magari avranno un contratto delle cooperative, così come avviene per le oss. Prevedere infermieri di serie A, operatori di serie B e altri di serie C è stato veramente uno scempio organizzativo». Insomma, per la sigla sindacale l’esito del bando e le questioni aperte (citano il centro Alzheimer, ancora chiuso da 15 mesi, la sospensione della direttrice Valeria Ricci a inizio aprile) disegnano «un futuro estremamente incerto» per la Regina Elena che «andrà verso una crisi gravissima di personale sanitario». Poi, prima di concludere, continuano anche con toni forti («potremmo definire un omicidio imperfetto – ai danni della rsa cittadina – la condotta del cda»), aggiungendo: «Scelte miopi del cda e della amministrazione comunale con il silenzio (assenso? ) di tutta la politica carrarina. Sarebbero doverose le scuse e le dimissioni, ma immaginiamo che questo non avverrà e i posteri ne pagheranno le conseguenze».
E la chiosa: «Abbiamo dichiarato da tempo lo stato di agitazione e ancora attendiamo la convocazione del Prefetto poiché questa vertenza porterà a disservizi e contenziosi in un settore, quello socio assistenziale, così tanto delicato. Serve un intervento immediato degli organismi ministeriali».
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