Un’infermiera operante nel reparto di neonatologia dell’ospedale di Perugia è stata licenziata dopo essere stata sorpresa a dormire durante il turno di notte.
Mentre la professionista stava riposando durante l’orario di servizio una neonata manifestava un’urgente bisogno di assistenza.
I fatti sarebbero accaduti nel mese di ottobre 2016 anche se il provvedimento disciplinare è stato adottato meno di un mese fa.
Secondo quanto emerso dalla ricostruzione dei fatti, l’infermiera non sarebbe intervenuta nonostante il suono ripetuto dell’allarme che segnalava criticità nella bimba ricoverata in terapia semintensiva.
I parametri della piccola paziente in incubatrice venivano costantemente monitorati dalle macchine.
Secondo le colleghe, una vera e propria emergenza fu ignorata come conseguenze di un comportamento inammissibile che avrebbe potuto determinare la morte della paziente.
Le infermiere in servizio nel reparto adiacente a quello della collega pesantemente addormentata, sentendo ripetutamente gli allarmi, sono intervenute riscontrando una situazione di assoluta emergenza.
Al loro arrivo hanno trovato l’infermiera intenta a dormire mentre una delle piccole pazienti che avrebbe dovuto assistere, versava in grave pericolo. Sono state immediatamente avviate le manovre di rianimazione cardiopolmonare in collaborazione con il pediatra di guardia.
La neonata è stata trasferita all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze nel reparto di rianimazione. Nel corso dell’indagine interna che ha portato all’emissione del provvedimento disciplinare sono state acquisite le cinque testimonianze dei medici e infermieri intervenuti durante l’emergenza.
Il provvedimento disciplinare Il licenziamento – spiegano dal Santa Maria della Misericordia – è stato disposto dall’Ufficio procedimenti disciplinari, organo terzo dell’Azienda ospedaliera che ha la competenza su questo tipo di atti. L’Ufficio decide senza alcun condizionamento da parte della direzione generale. In questo caso si tratta di un licenziamento senza preavviso (che in altri casi può esserci) a causa della gravità di quanto riscontrato.
L’avvocato che difende la donna ha già chiesto di poter accedere agli atti in vista del ricorso contro il provvedimento.
Fonti: Umbria24
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