Le immagini del servizio realizzato dall’inviato Luca Abete parlano chiaro. Per il personale sanitario, più che un lavoro, è una lotta contro i disservizi.
Luca Abete, inviato di Striscia la notizia, è tornato all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove ha documentato nuovamente i disagi vissuti dai pazienti, costretti a lunghe attese, che talvolta si protraggono per più di una settimana, in un’area di passaggio diventato quasi un reparto di ricovero. Disagi vissuti, naturalmente, anche dal personale sanitario, che deve lavorare in condizioni molto difficili.
Un tema che sta a cuore anche al governatore campano Vincenzo De Luca, il quale ne parlava già nel 2016, annunciando che il problema delle barelle nei corridoi del grande nosocomio partenopeo erano “scomparse”. Peccato che la situazione, documentata di recente dalle telecamere del tg satirico, resti ancora oggi drammatica. Basti pensare, infatti, che in Pronto soccorso ci sono persone ricoverate anche da dieci giorni, in attesa che si liberi una stanza negli altri reparti.
Molti pazienti sono portati in Osservazione breve intensiva (Obi), che un parente intervistato definisce “una zona di transito, che invece diventa collocazione stabile”. Ed è qui che sono sistemate decine di barelle, una accanto all’altra, utilizzando tutti gli spazi disponibili. Il caos che ne deriva è poi amplificato dalla presenza dei famigliari, che cercano di dare un po’ di sollievo ai ricoverati, resi riconoscibili dai fogli di carta appesi alle barelle stesse.
Abete, che durante la realizzazione delle riprese è stato invitato dalla vigilanza ad allontanarsi, ha poi raccolto lo sfogo della dottoressa Fiorella Palladino (foto), direttore del Pronto soccorso, che ha detto: “Esiste questa zona di attesa, chiamata area boarding, che però non dovrebbe interessare i medici del Pronto soccorso. Purtroppo non abbiamo alternative: come si fa a non assistere i pazienti che vi stazionano? Se nei reparti non ci sono posti, da qualche parte le barelle vanno messe… E’ una situazione davvero complicata”.
Redazione Nurse Times
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