Salgono a quattro gli indagati per la tragica morte di Sofia Salomoni (22enne di Londa), avvenuta nel mese di gennaio 2018. La ragazza cadde da un’altalena artigianale pericolosamente posizionata sull’orlo di un burrone nella frazione di Villore. La giovane stava partecipando ad una festa di compleanno nella casa di campagna di amici.
Oltre al proprietario del terreno e al figlio, entrambi indagati per il posizionamento dell’altalena fatta in casa e ad una infermiera del 118, nei giorni scorsi è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini anche a un altro operatore del 118 in servizio nella sala operativa. All’infermiere è stata contestata la gestione di quella emergenza, non avendo fatto intervenire l’elisoccorso Pegaso immediatamente.
I sanitari intervenuti sul posto avrebbero così dovuto organizzare insieme ai vigili del fuoco un complicatissimo recupero della vittima della caduta, poi trasferita in ambulanza al Careggi di Firenze.
La complessa procedura risultò fatale alla ragazza, che morì in seguito ad un’emorragia interna. Sotto accusa anche la destinazione indicata al mezzo di soccorso: la centrale operativa indicò all’ambulanza di recarsi a Careggi invece del più vicino Borgo.
Trascorse pertanto tempo prezioso che determinò l’aggravamento del paziente che morì poco dopo in ospedale a causa della rottura della milza.
I primi ad essere indagati furono il proprietario della casa e il figlio. Successivamente, nel mese di dicembre, anche un’infermiera del 118 che al momento ricopriva il ruolo di ‘master’ (cioè la persona responsabile delle decisioni sui soccorsi).
Ora entra nel procedimento l’operatore che ricopriva la posizione detta di ‘jolly’, che doveva affiancare l’infermiera master 1 e che avrebbe potuto sollecitare l’intervento dell’elicottero che, in quel momento si trovava in attesa a Massa e quindi che sarebbe stato immediatamente disponibile.
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