La Fondazione presieduta da Nino Cartabellotta ha analizzato i saldi delle Regioni nel 2018, evidenziando una forte attrazione verso il Nord.
Secondo il report della Fondazione Gimbe, nel 2018 il fenomeno della mobilità sanitaria, ossia il diritto di essere assistiti in strutture sanitarie di regioni differenti da quella di residenza, ha generato un valore di 4,6 miliardi di euro, da distinguere in mobilità attiva (l’indice di attrazione di una Regione) e mobilità passiva (voce di debito che rappresenta l’indice di fuga da una Regione).
«I dati pubblicamente disponibili – spiega Nino Cartabellotta, presidente Gimbe – dimostrano che il denaro scorre prevalentemente da Sud a Nord e confermano che l’impatto economico della mobilità sanitaria è molto più elevato di 4,6 miliardi. Infatti, se un lato è difficile quantificare i costi sostenuti da pazienti e familiari per gli spostamenti, dall’altro è impossibile stimare sia i costi indiretti (assenze dal lavoro di familiari, permessi retribuiti) che quelli conseguenti alla mancata esigibilità delle prestazioni territoriali e socio-sanitarie. Diritti che appartengono alla vita quotidiana delle persone e non alla occasionalità di una prestazione ospedaliera».
Il dossier analizza crediti, debiti e saldi delle Regioni relativi alla mobilità sanitaria ed evidenzia una forte attrazione di quelle grandi del Nord, a cui fa da contraltare quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud, con la sola eccezione del Lazio. Annualmente vengono effettuate le compensazioni finanziarie tra Regioni su 7 flussi finanziari: ricoveri ospedalieri e day hospital (differenziati per pubblico e privato accreditato), medicina generale, specialistica ambulatoriale, farmaceutica, cure termali, somministrazione diretta di farmaci, trasporti con ambulanza ed elisoccorso.
Il report ha identificato un indicatore, il saldo pro capite di mobilità sanitaria, che dimostra come “al di là del valore economico, gli importi relativi alla mobilità sanitaria devono sempre essere interpretati in relazione alla popolazione residente”. In particolare: il Molise conquista il podio nella classifica per saldo pro-capite; le differenze tra Lombardia (€ 74) ed Emilia Romagna (€ 73) di fatto si annullano; la Calabria precipita in ultima posizione con un saldo pro-capite negativo di € 148, superiore alla somma del saldo pro-capite positivo di Lombardia ed Emilia-Romagna (€ 147).
Le sei Regioni con maggiori capacità di attrazione vantano crediti superiori a 200 milioni: in testa Lombardia (26,1%) ed Emilia Romagna (13,9%), che insieme drenano il 40% della mobilità attiva. Un ulteriore 31,9% viene attratto da Veneto (9,6%), Lazio (8,5%), Toscana (8,1%) e Piemonte (5,8%). Il rimanente 28,1% si distribuisce nelle altre 15 Regioni e Province autonome, oltre che all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (244 milioni) e all’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta (43 milioni).
Sono sei le Regioni con maggiore indice di fuga, che genera in tutto debiti per oltre 300 milioni: Lazio (13%) e Campania (10,5%) costituiscono circa un quarto della mobilità passiva; un ulteriore 28,7% riguarda Lombardia (8,2%), Puglia (7,3%), Calabria (6,7%), Sicilia (6,5%); il rimanente 47,8% si distribuisce nelle altre 15 Regioni e Province autonome. La mobilità passiva presenta differenze Nord-Sud più sfumate. Gli indici di fuga sono elevati in quasi tutte le Regioni del Sud, ma sono rilevanti anche in tutte le Regioni del Nord con elevata mobilità attiva, documentando specifiche preferenze dei cittadini agevolate dalla facilità di spostamento: Lombardia (-379,9 milioni), Emilia-Romagna (-275,9 milioni), Veneto (-274,7 milioni), Piemonte (-263,8 milioni), Toscana (-207,6 milioni) e Liguria (-206,4 milioni).
Le Regioni con saldo positivo superiore a 100 milioni sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo tutte del Centro-Sud. Saldo positivo rilevante: Lombardia (739,6 milioni), Emilia Romagna (324 milioni), Veneto (140,9 milioni) e Toscana (139,3 milioni). Saldo positivo moderato: Molise (33,7 milioni). Saldo positivo minimo: provincia autonoma di Bolzano (2,1 milioni) e Provincia autonoma di Trento (0,5 milioni). Saldo negativo minimo: Valle d’Aosta (-4,7 milioni), Friuli-Venezia Giulia (-6,8 milioni), Umbria (-10,4 milioni) e Piemonte (-13,5 milioni). Saldo negativo moderato: Marche (-34,4 milioni), Basilicata (-48,4 milioni), Liguria (-51,1 milioni), Sardegna (-90,4 milioni). Saldo negativo rilevante: Abruzzo (-100,8 milioni), Puglia (-206,4 milioni), Sicilia (-228,7 milioni), Lazio (-230,7 milioni), Calabria (-287,4 milioni), Campania (-350,7 milioni).
Redazione Nurse Times
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