Home Massimo Randolfi Ministro del lavoro Poletti sui giovani costretti ad emigrare: “Questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”
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Ministro del lavoro Poletti sui giovani costretti ad emigrare: “Questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”

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“Se 100.000 giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di pistola… Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”

Questa l’infelice dichiarazione del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, in riferimento al fenomeno della fuga di cervelli dall’Italia che vede protagonisti tanti ragazzi disoccupati.

La parole pronunciate hanno scatenato diverse polemiche, producendo le sue scuse: “Evidentemente mi sono espresso male e me ne scuso. Non mi sono mai sognato di pensare che è un bene per l’Italia il fatto che dei giovani se ne vadano all’estero. Penso, semplicemente, che non è giusto affermare che a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri. Ritengo, invece, che è utile che i nostri giovani possano fare esperienze all’estero, ma che dobbiamo dare loro l’opportunità tornare nel nostro paese e di poter esprimere qui le loro capacità e le loro energie”.

Poletti avrebbe detto che “bisogna correggere un’opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori. Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui, sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei “pistola”. Permettetemi di contestare questa tesi’.

Detto questo, ha concluso il ministro del Lavoro, “è bene che i nostri giovani abbiano l’opportunità di andare in giro per l’Europa e per il mondo. È un’opportunità di fare la loro esperienza, ma debbono anche avere la possibilità di tornare nel nostro Paese. Dobbiamo offrire loro l’opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare”.

Viste le condizioni nelle quali riversa il nostro paese, anche a causa delle decisioni politiche di Poletti e compagni, pare scontato augurarsi che sempre più giovani infermieri decidano di abbandonare una terra che non ha più nulla da dare a questa professione.

Contratti a progetto o finte partite Iva retribuite 3.50 euro/ora possono essere le ragioni che dovrebbero spingere un giovane a restare in Italia?

Simone Gussoni

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